martedì 29 settembre 2009

Anniversario

Oggi 7 anni dalla conversione, cioè il giorno della mia prima confessione dopo molti anni di accanito ateismo.

I dettagli nei post futuri; per oggi:


Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore.
Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.
L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora.
Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

Sal 129



O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell'uomo perché te ne curi?
Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato.
O Signore, nostro Dio,

quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

Sal 8, 1-6.10



Come la cerva anela ai corsi d'acqua,
così l'anima mia anela a te, o Dio.
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio?
Di giorno il Signore mi dona la sua grazia,

di notte per lui innalzo il mio canto:
la mia preghiera al Dio vivente.
Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

Sal 41, 2-3.9.12

domenica 27 settembre 2009

Banane, idoli e buona novella

Poiché dunque non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull'Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l'immagine scolpita di qualche idolo.

Perché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l'esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle; cose che il Signore tuo Dio ha abbandonato in sorte a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli. Voi invece, il Signore vi ha presi, vi ha fatti uscire dal crogiuolo di ferro, dall'Egitto, perché foste un popolo che gli appartenesse, come oggi difatti siete. (Dt 4, 15-16.19-20)

Qualche volta mi diverto a immaginare come si insultavano tra di loro gli ebrei di 2500 anni fa, ma se pure ci fossero studi in proposito, la mia curiositá non sarebbe sufficiente perché mi impegni a cercarli :) Secondo me in ogni caso un tema a cui dovevano essere sensibili è quello dell'idolatria, che percorre tutto l'AT. "Idolatra!" doveva essere un insulto pesante, perchè nella religione questo popolo trovava la sua identità. Proprio gli Ebrei erano i privilegiati, coloro che avevano conosciuto il vero Dio, non erano come gli altri popoli che rendevano culto alle statue. Qui Dio non se la prende con gli egiziani perchè veneravano Amon-Ra, se la prende con quelli che lo hanno incontrato e che preferiscono una statua di pietra all'incontro con il Signore - come Esaù, che rifiuta la primogenitura per un piatto di lenticchie. In tutto il NT Gesù se la prenderà invece coi farisei, gente che a prima vista non pensa ad altro che a Dio.

Ma il tema non é cambiato: si tratta di barattare Dio per qualcos'altro. Cose belle e grandi, che fanno parte della comune esperienza umana: la luna e le stelle, i prodotti della creazione, un buon lavoro, il denaro, una bella donna, una famiglia felice. Cose che vengono da Dio, cose belle e buone, ma che non sono Dio. E nel caso dei farisei? I farisei hanno barattato la salvezza di Dio con un insieme di regole: Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia (Gal 5, 4). Con le parole di Giovanni Paolo II: "Il vero dramma dei cristiani che amano definirsi moderni è il tentativo di correggere lo stupore dell'evento di Cristo con delle regole."

Più profondamente, si tratta di rendere culto non a Dio, ma a una immagine di Dio che noi ci siamo costruiti. Per gli idolatri era una statuetta, per i farisei la compiacenza con le regole, oggi può essere un'ideologia politica, un ideale di famiglia o di vita. Un Dio così non cambia niente. Ci permette di fare la nostra vita tranquilla, senza scossoni, senza sorprese. È un Dio ansiolitico, modellato a nostra immagine e somiglianza, un Dio tascabile, fatto da noi, il Dio di Feuerbach insomma, che quello vero non ha avuto fortuna di conoscerlo.

Se insomma un abile legnaiuolo, segato un albero maneggevole, ne raschia con diligenza tutta la scorza e, lavorando con abilità conveniente, ne forma un utensile per gli usi della vita; raccolti poi gli avanzi del suo lavoro, li consuma per prepararsi il cibo e si sazia. Quanto avanza ancora, buono proprio a nulla, legno distorto e pieno di nodi, lo prende e lo scolpisce per occupare il tempo libero; senza impegno, per diletto, gli dà una forma, lo fa simile a un'immagine umana.

Eppure quando prega per i suoi beni, per le sue nozze e per i figli, non si vergogna di parlare a quell'oggetto inanimato; per la sua salute invoca un essere debole, per la sua vita prega un morto: per un aiuto supplica un essere inetto, per il suo viaggio chi non può neppure camminare; per acquisti, lavoro e successo negli affari,chiede abilità ad uno che è il più inabile di mani. (Sap 13, 11-13.17-19)

La buona novella è che Dio vive, è Amore e che ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perchè chi crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna! Oh: mica noccioline!

Insomma, un vero scoop. Dio ci ama. Dio ci cerca. La nostra vita può cambiare. Esiste davvero la speranza di un mondo migliore. È a portata di tutti e non si paga. Se siete poveri, tanto meglio. Se avete di che lamentarvi, siete i benvenuti! Se siete deboli, se non sapete farvi valere, se non avete nulla da dare, se siete stronzi, brutti e cattivi, peccatori e criminali, bastardi e figli di puttana, bene, siete venuti dalla persona giusta: Gesù non é venuto per i giusti ma per i peccatori! Una notiziona che non lascia indifferenti, una cosa diversa dal mondo che abbiamo davanti agli occhi, una cosa nuova.

Un Dio che non ti cambia la vita non è Dio: "Convertitevi e credete al vangelo", esordisce Gesù quando comincia a girare per la Galilea giustappunto per annunciare questa notizia! Lasciatevi trasformare da Dio! (Rm 12, 2). Questo Dio non é nelle nostre mani, siamo noi nelle sue. Non siamo noi a plasmarlo, ma egli ci plasma a sua immagine:

Sì, Dio ha creato l'uomo per l'immortalità; lo fece a immagine della propria natura. (Sap 2,23)

Non c'è un pezzo di legno degno di rivestire l'immagine di Dio, ma solo l'uomo. Perciò il Padre é rivelato da Gesù: perchè il Padre ama l'uomo, ciascuno, te, me, noi, fino a unirsi carnalmente a lui. La natura di Dio é un amore che dura oltre la morte, un amore fedele, caldo, che mira alla perfezione. Provate.

Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia. (Sal 33, 9)

Quando parliamo di Dio, lo descriviamo sempre un po' come piace a noi: qualcuno lo vuole potente e terribile, qualcuno tranquillo e pacifico, qualcuno un po' repubblicano, qualcuno progressista. Ciascuno lo taglia qua e là a modo suo per farcelo entrare a ogni costo nel proprio altarino; lo stesso per la Parola. Alcuni sono annoiati dal trovare nella Bibbia: vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri; altri non possono sopportare: le donne stiano sottomesse ai mariti; per altri è uno scandalo: quello che Dio ha unito l'uomo non separi.

Pensate sia un fenomeno nuovo?

E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. (1Cor 1, 22-24)

La Parola di Dio perde tutta la sua efficacia, se viene incatenata e ne facciamo lo strumento per dire quel che piace a noi. Perciò di queste mutilazioni siamo già avvertiti dalla Scrittura stessa:

Queste parole pronunciò il Signore, parlando a tutta la vostra assemblea, sul monte, dal fuoco, dalla nube e dall'oscurità, con voce poderosa, e non aggiunse altro. (Dt 5, 22)

Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. (Mt 5, 17-19)

Ugualmente, non siamo capaci di accogliere Dio se lo costringiamo in una gabbia e non lo lasciamo operare nella nostra vita. Pensate ai discepoli di Emmaus. Gesù era stato crocifisso e questi due, che lo avevano seguito, si allontanavano sconfortati da Gerusalemme discutendo tra loro. Ci hanno creduto fino in fondo, e hanno visto il loro eroe crocifisso. Si aspettavano, chissà, di essere liberati dai Romani, o qualche grande miracolo. Hanno camminato con Gesù, lo hanno ascoltato. Gli hanno dato il loro cuore. Ci hanno creduto sul serio.

Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. (Lc 24, 15-16)

Quando uno non vede qualcosa di evidente, da noi si dice:"Tieni le banane davanti agli occhi?" :D Ora queste banane spirituali sono proprio le immagini che noi ci costruiamo di Dio. Per questi due la crocifissione di Gesù era la morte di quel Signore degli eserciti che doveva salvare Israele.

Non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente, accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore. (Ef 4, 17-18)

Nei nostri si risveglia l'amore di Dio (cioé l'amore che Dio ha dato loro) alla predicazione delle scritture da parte di Gesù:

E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme. (Lc 24, 27-33)

Perciò é necessario tornare alla scrittura, e tornarci e tornarci, cercarla e testimoniarla, perchè possiamo confrontare sempre il nostro dio con il Dio che ci amati, ci ha cercati, ci ha scaldato il cuore, ci ha insegnato la Verità, mostrato la Via, dato la Vita. Il Signore non vede l'ora di parlarci, e siccome ama fare le cose in grande, lo ha fatto con una lettera lunga migliaia di pagine, la Bibbia, che in sintesi dice: Dio ci ha cercato, ci ha desiderato, ci ha amato. Nella sofferenza ci siamo sentiti lontani, ma egli camminava con noi. Siamo il suo popolo, i suoi figli prediletti, ci conosce e ci capisce.

È un amore che salva, un amore che cambia, un incontro che, quando é autentico, lascia una nostalgia e una sete inestinguibile. E la buona notizia é che Dio ci ama oggi, ci amerà domani, come ci ha amato, e noi lo incontreremo ancora, e ancora ci arderà il cuore.

Oggi ardeva il mio cuore, Signore, e ti voglio ringranziare. Sei l'unico che mi ama fino a questo punto, sei l'unico che calma la mia sete, e a te sempre voglio tornare. Mi allontano sempre, ma torno, Signore, perchè sei dolce come la voce della madre per il neonato, sei l'innamorato che non é mai sazio. Con te é sempre come il primo giorno, e il tempo non affievolisce la tua passione. A te, Padre, Madre, Fratello, il mio amore con tutto il cuore, la mente e le forze.

domenica 20 settembre 2009

L'indipendenza da Dio é la "ricchezza" per eccellenza

Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». (Mt 19,24)

E che ha fatto uno di male per nascere ricco? Forse non é solo una questione di soldi, ma di successo: economico, sociale o professionale. In questo senso é "ricchezza" tutto ciò su cui noi facciamo affidamento al posto di Dio. Ciò che usiamo per consolarci nei momenti di tristezza al posto dell'amore di Dio, ciò che usiamo per vantarci invece di essere umili... e nessuno può servire due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire Dio e la ricchezza. (Mt 6, 24)

In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. (Mt 11,25)

Ma perché il buon Dio ha voluto nascondere queste cose ai sapienti e agli intelligenti? Che si fa di male a cercare il sapere? - domandavo in preghiera. Che ci fa allora tutto il libro della Sapienza nella Bibbia?
Nel Siracide l'autore distingue tra una intelligenza che conduce alla Sapienza e un'astuzia che allontana da Dio. Guardandomi intorno, qui nell'università, ho la sensazione che non si cerchi il sapere, ma la "gloria"! "La vanitá é l'oppiaceo naturale", dice Satana nell'"Avvocato del diavolo".

È un fardello, essere ricchi di sostanze, di talenti o di sapere. Non é "colpa" del ricco o dell'intelligente. Gli intelligenti e i dotti non hanno merito per esserlo, hanno avuto in dono da Dio questa occasione. Chi é ricco, tranne casi rarissimi, é tale perché la sua famiglia ha accumulato ricchezze, oppure per essere dotato di un eccezionale talento naturale, fisico, sportivo, etc. Anche chi é intelligente rientra in questa categoria di fortunati, e chi ha studiato lo ha fatto cogliendo una possibilitá che non dipendeva da lui. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro (Gv 4, 37). Ció che l'uomo PUÒ fare é mettere a frutto questi doni per il giusto fine: amare Dio con tutto il cuore, tutta la mente e tutte le forze, e il prossimo come sé stessi.
Le "sostanze" non destinate a questo vanno disperse nella storia della salvezza, perché resta solo la caritá, cioé: quanto abbiamo amato.

Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. (Lc 11,23)

Distaccarsi da quel che si ha é questione di Fede. Viene dunque spontaneo chiedere al Signore: "Dammi piú fede!"
Ma perché il Signore non la dá a tutti e basta, cosí che il mondo vada meglio?
Quando ero un ragazzino ricordo che mia madre era particolarmente avara nel darmi del denaro. Ho sempre pensato che fosse perché, semplicemente, non ne aveva! Fino a quando, verso i 19 anni, ha cominciato a essere piú prodiga. Non mi chiedeva conto di come lo spendessi, e mi era concesso piú di prima. Quello che mia madre mi dava era proporzionato alla fiducia che io suscitavo in lei, al senso di responsabilitá che avevo maturato.
Lo stesso processo educativo credo lo abbia il Padre con noi. È giusto chiedere piú fede, ma altrettanto lo é nel frattempo adoperarsi per essere responsabili verso il Signore. Ci vuole una certa maturità. Per esempio, chi ha avuto molta esperienza di Dio nei momenti grigi, in cui non sente piú alcuna emozione, può abbattersi moltissimo. Gesù dice: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso (Gv 16, 12). Eppure si tratta di rivelazione di Dio! Gli ebrei credevano che chi guardasse Dio in viso sarebbe morto: perciò Egli si nascondeva. A volte, quando si prega, la Parola di Dio é causa di sconforto, di scandalo, di paura. Una donna dopo uno spunto mi disse:"Io non leggo la Bibbia, perchè mi fa paura." Ci vuole pazienza, umiltá e costanza. Bisogna accettare che non é possibile accogliere Dio tutto in una volta, ci saranno sempre cose che non capiremo o con le quali non saremo d'accordo. Allora preghiamoci su ancora di più, con pazienza. Forse fra alcuni anni Dio ci lascerà comprendere quei passi che non riusciamo a spiegarci, o quell'interpretazione della Chiesa che non condividiamo.

Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo dirigere? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo. (1Cor 2,16)

Occhio quindi ad adattare la Parola di Dio alle nostre esigenze intellettuali. Pazienza, pazienza.

Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; (1Cor 3,18)

Io penso che sarebbe meglio per noi smetterla di valutare il prossimo in ragione del successo, cosa che facciamo automaticamente. Naturalmente tutti gli sforzi umani meritano stima: ma é bene, per noi, cercare di apprezzare gli sforzi spirituali e di imparare da coloro che primeggiano nell'arte di essere gli ultimi.

Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio! (Rm 8,28)

Concretamente, per noi, questo significa che possiamo trovare umiliante o fastidioso vestire peggio degli altri, essere piú ciucci, avere solo una donna nella vita. Ma noi cerchiamo il Regno, e godremo di una felicitá unica.

Signore, vorrei affidarti le mie scelte e la mia vita. Mi riesce difficile abbandonare il timone, ma sono paziente e confido nella tua parola, per non restare deluso. Tu hai promesso lo spirito a coloro che lo chiedono; te lo chiedo, Padre, sia fatta la tua volontà. Ti cerco al di lá della tristezza, al di lá del successo. Sebbene tra i fallimenti e le cadute, torno a te, Signore, per ascoltare ancora la tua voce. Sebbene la vanitá monti continuamente, ti chiedo ancora di insegnarmi a essere mite e umile di cuore. Signore, non voglio arrendermi alla mia volontá di carne e sangue, non voglio accontentarmi di un cuore di pietra, non voglio essere solo tuo servo, ma tuo amico, tuo figlio. Signore, perdona la superbia, anche quando questa si annida nella preghiera. Sii misericordioso, dona al tuo popolo più Fede, donaci più esperienza di te. Dacci coraggio, dacci la gioia che ci rende testimoni trasparenti del tuo amore. Non restare nascosto troppo a lungo Signore. Torna presto, Signore.
Amen

domenica 13 settembre 2009

La Samaria

Quello di oggi é un brano importante per me, perché oggetto della predicazione che mi ha portato alla conversione. È tratto dal capitolo 4 di Giovanni:

Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni - sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -, lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria.

Antefatto: nel capitolo 2 Gesú si trovava a Cana, in Galilea (nel Nord, insomma, della Palestina; Nazareth non é lontano da Cana), dove era ospite alle nozze, giustamente, di Cana :) Poi va a Gerusalemme, in Giudea. Tra la Giudea e la Galilea si trovava la Samaria. Perció "doveva attraversare la Samaria" deriva da un fatto logistico. Non é menzionato, comunque, un passaggio dalla Samaria all'andata.

Su Lc 9, 53 La Bibbia di Gerusalemme commenta che di solito si evitava di attraversare la Samaria passandovi a est, lungo la valle del Giordano; perció questa necessità é da un lato ancorata al cammino da percorrere, dall'altro alle esigenze della missione di Gesù.

Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno.

Nella predicazione di Teresa, lei diceva su questo passo:"Com'è bello osservare l'umanità di Cristo e la storicità della narrazione evangelica. L'ora é menzionata perché Gesù passa nella nostra vita in un momento concreto, attuale: non é una teoria!"

Gesù é in cammino verso l'obbiettivo, la Galilea. Attraversa un territorio straniero, é stanco, é l'ora piú calda del giorno. In Mt 10,5, quando manda i suoi dicepoli, dice loro di evitare la Samaria e dedicarsi alle pecore perdute di Israele. Magari una missione nella Samaria non era nei suoi piani. Non dobbiamo pensare che Gesù sia "nato imparato": in tutti i vangeli Egli passa un mucchio di tempo a pregare, nel vangelo di Giovanni fa sempre riferimento a ciò che il Padre gli ha detto: la missione di Gesù, come anche quella dei santi, si svelava di giorno in giorno ai suoi stessi occhi. Gesù é vicinissimo a noi, in quanto ha preso tutti i nostri limiti; ma in quanto Dio non si allontana mai dalla comunione col Padre e rimane nel suo amore, resta sensibilissimo alla voce dello spirito, che soffia dove vuole: non si sa donde venga nè dove vada.

Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi.


Gesù non poteva bere da sè perchè non aveva un secchio: così accade anche nella vita di ciascun cristiano: nel commentare Gv 19,28 "Ho sete", il fondatore del Verbum Dei Padre Jaime Bonnet condivide la sua esperienza di dialogo con Cristo crocifisso: "Non ho piedi per camminare, mi presterai i tuoi? Non ho una bocca per parlare, annuncerai la mia parola?"

Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.

La Samaritana mantiene le distanze: apparteniamo a popoli diversi, che si odiano, non abbiamo nulla a che spartire! I Giudei detestavano i Samaritani e ne spiegavano l'origine (2Re 17, 24-41) con l'immigrazione forzata in Palestina di cinque popolazioni pagane. Questi popoli non avevano mai completamente abbandonato i loro dei primitivi e avevano inglobato il culto jahvista nella loro religione. Si tratta, in breve, di una popolazione scismatica. Per i Giudei i Samaritani erano gli infedeli. Anche i Samaritani non erano dolci di sale: ad esempio in Lc 9, 52-55 scacciano i discepoli da un villaggio.

Gesù ha superato, insomma, il modo di fare comune. Un qualunque giudeo non si sarebbe rivolto a questa donna; Egli va oltre le convenzioni sociali. Cerca, dietro la Samaritana, la donna, e le annuncia la buona novella. Quello che mi incanta é che Gesù non si è seduto sul pozzo ad aspettare la Samaritana, nè è venuto in Samaria per annunciare il vangelo: anzi questo probabilmente non era affatto nei suoi piani, come rivelato da altri passi del vangelo (es. Mt 10, 5). Ma lì si trova, lascia perdere la sete, e annuncia il Regno di Dio:

Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?».

"Se tu conoscessi il dono di Dio..." era il titolo di quella predicazione che ho ricevuto quand'ero ancora ateo. Un titolo che parlava alla mia sete di conoscenza, di vita, alla mia curiosità. Anche Gesù sta parlando a un'infedele. Si avvale dell'acqua come simbolo per la Parola di Dio (Is 55, 10-11 che dà il titolo al blog), ma la Samaritana non capisce: é ferma a un discorso superficiale, benché interessata a parlare con questo straniero.

Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».

Quando ha catturato il nostro cuore, la Parola di Dio si trasmette per conseguenza agli altri, e la nostra stessa vita, la nostra stessa parola, diventano annuncio! Le parole della bocca dell'uomo sono acqua profonda,
la fonte della sapienza è un torrente che straripa (Pr 18,4).
Qui la Samaritana in qualche modo crede: vuole accettare il dono di Dio, ma non ha capito bene di cosa si tratti. Pensa a qualcosa di prodigioso, di straordinario. Il dono di Dio non é un angelo che entra in casa a dirci parole gentili, non sono luci colorate e cose simili. Il dono di Dio é lo Spirito, una nuova dimensione della vita, un modo nuovo di vivere. Il dono di Dio va al dunque della nostra esistenza:

Le disse: «Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».

Sulla replica di lei, la Tabor commenta che al momento in cui Gesù le chiede conto della sua vita, lei sposta il discorso sulla religione. Io trovo più adeguato il commento della Gerusalemme, che rileva come la stessa parola, baal, significhi sia Dio che marito. Ci sarebbe quindi un gioco di parole che si riferisce ai cinque dèi adorati dai Samaritani: Gesù sta convertendo la Samaria, non la Samaritana. Di fatto il discorso va ora nella direzione in cui Gesù lo sta portando, e non sulla vita della Samaritana, che finalmente capisce di cosa stanno parlando e oppone le ragioni dello scisma: voi Giudei dite che bisogna adorare Dio a Gerusalemme, accentratori che non siete altro, noi abbiamo reso il nostro culto su questo monte. Mi fa pensare allo scisma protestante in ambito cristiano.


Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».

Essere Giudei non concede privilegi, se non quello della conoscenza pregressa di Dio. Allo stesso modo, sono fortunati coloro che sono cresciuti in una famiglia cristiana, perchè hanno ricevuto per primi l'annuncio di Dio; ma Gesù dice:"Queste sono distinzioni umane: Dio va al profondo, allo spirito, alla verità, e adorarlo prescinde da queste considerazioni". La tradizione giudaica - o l'educazione cristiana - é un dono, non un privilegio.

Di fatto parliamo un sacco di Dio. Molto meno parliamo CON Dio. Ma è intorno a ciò che ruota la fede. È inutile, se non dannoso, star lì a discettare di articoli di culto, se non abbiamo anzitutto una intensa vita di preghiera. Non si impara nulla su Dio studiandolo sui libri: se anche leggessimo la bibbia da cima a fondo e conoscessimo tutti i commenti, senza pregare resteremmo all'oscuro di Dio. La fede è un'esperienza, ancorchè non condotta coi sensi. "Sappiamo solo ciò che preghiamo".

Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e andavano da lui.

Gesù é venuto a portare l'annuncio in Samaria, non a una singola donna. Ma sta alla donna testimoniare la venuta di Gesù.

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro».

Guardate come si dispiega il disegno di Dio, istante per istante. Gesù ha mandato i suoi discepoli a prendere da mangiare, mentre Egli è rimasto presso il pozzo a riposare, forse a pregare. Per caso incontra una donna, le si rivolge perchè ha sete, ma inevitabilmente finisce per annunciare Dio. Alla fin fine non ha bevuto, i discepoli tornano e neppure mangia. Non c'é che dire: ha cambiato idea. Dopo l'incontro con la Samaritana cambia piano. Gesù forse sta pregando, forse riflette su quanto é successo, mentre una folla di Samaritani sta per arrivare. Dovrà dir loro qualcosa, e domanda al Padre cosa. Capisce o almeno dice, che é giunto il momento di annunciare Dio ai non giudei. E questo, mentre si dirigeva in Galilea per compiere la sua missione!

Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Quando annunciamo il Regno di Dio, il fine non sono le nostre parole, ma l'incontro dell'ascoltatore con Dio. Solo Dio converte.

Quando ho ascoltato questo brano per la prima volta, io ero quella Samaritana che non conosceva il dono di Dio, quella terra straniera e infedele in cui Cristo, in quel giorno, a quell'ora, passava.
A tutti capita prima o poi di attraversare una Samaria. Può essere un momento di dolore, o una tappa in un processo che abbiamo bene in mente, come é capitato a Gesù. In queste circostanze, Gesù non ha vissuto nel futuro, ha vissuto il presente. Il presente é un tesoro irrinunciabile. Bisogna che amiamo Dio adesso, che lo annunciamo adesso, ovunque ci troviamo, bisogna che restiamo in ascolto, per capire quando Dio ci dice che i suoi piani sono diversi dai nostri. Nessuno compirà al posto nostro la nostra vocazione.

Signore, io mi trovo in questo momento in una Samaria, una terra straniera, ho sete e sono stanco. Dovevo passare per questa Samaria, perchè si compisse la tua volontà. Ma per farlo, é necessario che ti ascolti, che non mi distragga, che non perda l'opportunità straordinaria di amare adesso, oggi, nelle circostanze in cui mi trovo. Nella solitudine e nel viaggio. Lo dicevamo anni fa: il viaggio conta piú della meta. Signore, cammina con me in questo viaggio; anzi, se non sei con me non farmi salire di qui. Ovunque vada tu mi hai preceduto, come una nube di fuoco: voglio seguirti, Signore, dove la tua volontà mi porterà. Ti ringrazio per la Parola annunciatami quel giorno, che risuona sempre piú forte: Se tu conoscessi il dono di Dio...