mercoledì 18 novembre 2009

Compleanno

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
Se dico: «Almeno l'oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte»;
nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita.
(Sal 138, 1-16.23s.)


Anch'io sono un uomo mortale come tutti,
discendente del primo essere plasmato di creta.
Fui formato di carne nel seno di una madre,
durante dieci mesi consolidato nel sangue,
frutto del seme d'un uomo e del piacere compagno del sonno.
Anch'io appena nato ho respirato l'aria comune
e sono caduto su una terra uguale per tutti,
levando nel pianto uguale a tutti il mio primo grido.
E fui allevato in fasce e circondato di cure;
nessun re iniziò in modo diverso l'esistenza.
Si entra nella vita e se ne esce alla stessa maniera.
Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza;
implorai e venne in me lo spirito della sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto;
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l'oro al suo confronto è un po' di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte ad essa l'argento.
L'amai più della salute e della bellezza,
preferii il suo possesso alla stessa luce,
perché non tramonta lo splendore che ne promana.
Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini;
quanti se lo procurano si attirano l'amicizia di Dio,
sono a lui raccomandati per i doni del suo insegnamento
Mi conceda Dio di parlare secondo conoscenza
e di pensare in modo degno dei doni ricevuti,
perché egli è guida della sapienza
e i saggi ricevono da lui orientamento.
In suo potere siamo noi e le nostre parole,
ogni intelligenza e ogni nostra abilità.
(Sap 7, 1-10.14-16)


Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del Signore!».
(Sal 21, 10-12.23-25.28-32)


Mi fu rivolta la parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,
prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni».
Risposi: «Ahimé, Signore Dio, ecco io non so parlare,
perché sono giovane».
Ma il Signore mi disse: «Non dire: Sono giovane,
ma va' da coloro a cui ti manderò
e annunzia ciò che io ti ordinerò.
Non temerli,
perché io sono con te per proteggerti».
Oracolo del Signore.
Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca
e il Signore mi disse:
«Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca.
Ecco, oggi ti costituisco
sopra i popoli e sopra i regni
per sradicare e demolire,
per distruggere e abbattere,
per edificare e piantare».
(Gr 1, 4-10)

«Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».
(Gb 1, 21)

Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se queste donne si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai.
Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani.
(Is 49,15s.)


Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio.Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù [...]: «Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?
(Gv 3, 4-10.12)

domenica 15 novembre 2009

Padre nostro

Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;
venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.

Mt 6, 9-13

Parole abituali, che conosciamo a memoria e leggiamo di volata.
Parole che abbiamo imparato da bambini, e chissà cosa hanno significato per noi allora, chissà se lo abbiamo chiesto, chissà cosa mai ci avranno risposto. Per esempio, santificare il nome di qualcuno, che caspita vorrà mai dire, in italiano? E cos'è il regno di Dio? E quando mai abbiamo contratto debiti, e che c'entra il cielo, etc, etc...
Ma è importante, perchè è Gesù che ci ha lasciato queste parole affinchè imparassimo a pregare. Abbiamo già parlato di come pregare, riferendoci a Maria. Queste parole del Cristo ci dicono cosa chiedere. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, disponibile online, c'é una lunga sezione che commenta il Padre Nostro, a cui faccio riferimento a più riprese. Questi riferimenti sono preceduti da un numero, che indica l'articolo del catechismo da cui sono presi.

Padre...

L'espressione Dio-Padre non era mai stata rivelata a nessuno. Quando lo stesso Mosè chiese a Dio chi fosse, si sentì rispondere un altro nome. A noi questo nome è stato rivelato nel Figlio: questo nome, infatti, implica il nuovo nome di Padre [Tertulliano, De oratione, 3].
Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! (1Gv 3,1)

...nostro...
Il Signore ci insegna a pregare insieme per tutti i nostri fratelli. Infatti egli non dice Padre “mio” che sei nei cieli, ma Padre “nostro”, affinché la nostra preghiera salga, da un cuore solo, per tutto il Corpo della Chiesa [San Giovanni Crisostomo, Homilia in Matthaeum, 19, 4: PG 57, 278D].
Questa parolina mi ha preso molto, oggi, mentre pregavo. Forse perchè le mie preghiere sono così diverse da quest'impostazione alla prima persona plurale: chiedo per me, chiedo scusa per me, parlo per me, nella maggiornaza dei casi. Non bisogna pensare che fosse il contesto, ossia il fatto che in tanti lo ascoltavano, a obbligare Gesù a parlare in questi termini: non dice "noi" perchè si rivolge a un pubblico di "voi". Pochi versetti prima, infatti, alternava il tu e il voi durante la predicazione. Qui Gesù mi insegna e ci insegna a pregare al plurale, a cercare l'unità, ad abbattere i confini dell'ego. Se la preghiera è una lista di desideri che chiediamo siano esauditi, ebbene non chiediamolo per noi stessi e basta. Il culto di Dio passa attraverso i fratelli. Un culto di Dio privato semplicemente non esiste. È il culto di un idolo.

...che sei nei cieli...

2794 Questa espressione biblica non significa un luogo [“lo spazio”], bensì un modo di essere; non la lontananza di Dio ma la sua maestà. Il nostro Padre non è “altrove”: egli è “al di là di tutto” ciò che possiamo concepire della sua Santità.
Ben a ragione queste parole “Padre nostro che sei nei cieli” si intendono riferite al cuore dei giusti, dove Dio abita come nel suo tempio. Pertanto colui che prega desidererà che in lui prenda dimora colui che invoca [Sant'Agostino, De Sermone Domini in monte, 2, 5, 17: PL 34, 1277].

...sia santificato il tuo nome...
Secondo il Dizionario di Teologia Biblica, il concetto di "santo" è il contrario di "profano", con enfasi su questa separazione. Santo, insomma, è tutto quanto è puro, bello, giusto, amabile, contrapposto all'impurezza. Il nome di Dio è la sua presenza in mezzo agli uomini. Si parla di una manifestazione, si tratta quindi di chiedere al Signore di manifestarsi nella sua gloria. Il simpatico Ezechiele corrobora questa interpretazione:

Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore - parola del Signore Dio - quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. (Ez 36,23)
La santità del Signore si rivela nella nostra vita, e quindi l'augurio che facciamo in qualche maniera ci investe in prima persona! Di fatto tutto il capitolo 17 di Giovanni, che riporta la preghiera di Gesù prima della cattura, alterna la glorificazione del Padre e quella del Figlio, in quanto le azioni di Gesù hanno dato gloria al Padre, e il Padre ha dato gloria a Gesù nei segni che gli ha consentito di compiere e gliene darà ancora nella Resurrezione. Quando perciò preghiamo è come se invitassimo Dio a glorificare il proprio nome. Messo da parte il nostro impegno nella testimonianza, che altro vuol dire "glorificare"? E che ci guadagna Dio a glorificarsi? Ma soprattutto, a noi cosa cambia?
Il concetto di gloria, in aramaico, pare sia legato al concetto di "peso". Gloria ha pertanto chi o cosa sia potente, ricco, influente o bello. Dar gloria a Dio vuol dire "dargli peso", metterlo al primo posto. Cristo ha dato gloria a Dio, perché per rivelarlo è giunto alla morte, e alla morte di croce. Dio glorifica sè stesso dinanzi agli uomini quando rende evidente la sua potenza, ad esempio nei miracoli legati a Mosè.
Insomma Dio, noi ti chiediamo di poterti vedere, di poterti conoscere, di vedere la tua grandezza coi nostri occhi! Ed è chiaro cosa cambia: chiunque vuol vedere il suo amato, e chiunque ne è rinfrancato.

...venga il tuo regno...

Be' oh, questo sembra facile... In realtà il Regno di Dio è una cosa così complicata che Matteo vi dedica ben 7 parabole, e Gesù torna spessissimo su di esso. Certamente è la vita nuova dopo il giudizio universale, certamente è l'Agape cristiana, l'amore reciproco vissuto in questa vita. Nella mia esperienza personale di preghiera, questa frase significa:"Vieni Signore, e prendi il timone di questa barca, governa tu, sii tu al primo posto."


...sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.

Considerate come Gesù Cristo ci insegni ad essere umili, mostrandoci che la nostra virtù non dipende soltanto dai nostri sforzi, ma anche dalla grazia di Dio. Egli comanda ad ogni fedele che prega, di farlo con respiro universale, cioè per tutta la terra. Egli, infatti, non dice “sia fatta la tua Volontà” in me o in voi, “ma in terra, su tutta la terra”; e ciò perché dalla terra sia eliminato l'errore e sulla terra regni la verità, sia distrutto il vizio, rifiorisca la virtù, e la terra non sia diversa dal cielo [San Giovanni Crisostomo, Homilia in Matthaeum, 19, 5: PG 57, 280B].
Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno. (Gv 6,40)
2826 E' mediante la preghiera che possiamo “discernere la Volontà di Dio” (Rm 12,2 ) [Ef 5,17 ] ed ottenere la costanza nel compierla [Eb 10,36 ].
Sia fatta nella Chiesa come nel Signore nostro Gesù Cristo [Sant'Agostino, De Sermone Domini in monte, 2, 6, 24: PL 34, 1279].

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
per il corpo e per lo spirito:

l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. (Dt 8,3)

e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
2840 Ora, ed è cosa tremenda, questo flusso di misericordia non può giungere al nostro cuore finché noi non abbiamo perdonato a chi ci ha offeso. L'Amore, come il Corpo di Cristo, è indivisibile: non possiamo amare Dio che non vediamo, se non amiamo il fratello, la sorella che vediamo [1Gv 4,20 ]. Nel rifiuto di perdonare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, il nostro cuore si chiude e la sua durezza lo rende impermeabile all'amore misericordioso del Padre; nella confessione del nostro peccato, il nostro cuore è aperto alla sua grazia.

...e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
O dal maligno, secondo la Bibbia di Gerusalemme. La traduzione è cambiata, perchè il verbo aramaico da cui sarebbe stata ottenuta la versione greca ha un significato permissivo, del tipo: non lasciare che cadiamo in tentazione.
Personalmente amo molto questo cambiamento, perchè nella tentazione non si ha la sensazione di essere tormentati da Dio, piuttosto si ha l'impressione di esserne abbandonati.


Padre nostro, che sei nella beatitudine celeste, che ti levi così alto di fronte agli uomini, così bello e grande, Dio, mio Signore,
fatti vedere in mezzo a noi e per mezzo nostro, affinchè tutti ti conoscano,
e tu possa regnare veramente in questo mondo e nel nostro cuore.
Allora, ciascuno amerà il prossimo suo come sè stesso,
con lo stesso amore con cui tu ami tuo Figlio, con lo stesso amore degli angeli del cielo, quella Carità che resta in eterno, quando i cieli e la terra sono passati.
Provvedi tu al nostro sostentamento materiale e spirituale, il necessario, senza fasto, ma non lasciare che alcuno ne sia privo;
perdona le nostre mancanze, e noi ci impegnamo a perdonare allo stesso modo le mancanze degli altri verso di noi, perché Signore, in te siamo così ricchi di amore, che possiamo perdonare tutto a tutti. Poiché tu ci hai amato per primo, continuamo ad amare, poiché tu per primo ci hai rivelato le nostre debolezze ai nostri occhi e le hai perdonate, noi pure perdoniamo.
Nel momento della sofferenza e della distanza, quando non teniamo piú fede a te e amiamo male, Signore, non ci abbandonare. Resta con noi e sii pronto a rialzarci dal fosso in cui siamo caduti, non lasciare che ci disperiamo, non lasciarci incattivire nella durezza del nostro egoismo. Non lasciarci nella schiavitù del peccato, ma amaci una volta ancora Signore, e donaci il tuo Spirito, perchè dove è il tuo Spirito è la libertà.
Amen

domenica 1 novembre 2009

Innamorarsi dell'Amore

Ultimamente ho visto un video satirico sulla Chiesa Cattolica nel quale si diceva, tra l'altro:"La Chiesa vende un prodotto del quale non si può provare la qualità, visto che lo ottieni solo quando sei morto: la vita eterna".
Forse è diffusa l'idea che il cristiano creda per salvarsi l'anima, e che quanto fa su questa terra venga non abbia ricompensa se non quella futura. Anche se forse oggi il tema della salvezza non fa audience come nei secoli passati, chissà se è poi vero che i cristiani vivono la vita in vista del premio finale. Oggi, Ognissanti, pare il giorno giusto per pensarci su :)
Cosa diceva Gesù in proposito?
Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».

Quest'ultimo versetto mi fa sempre tremare: il Verbo incarnato si ferma, fissa quest'uomo, lo ama e lo chiama. E poco prima dice che Dio solo è buono, affinchè si intenda che non l'uomo in carne ed ossa va lodato per i suoi insegnamenti, ma Dio, Dio solo. Per annunciare Dio, Gesù rinuncia anche alla sua rettitudine umana, che poteva ben essere lodata. E poi soffre umiliazioni fino a perdere la vita. La storia continua...

Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.

Mc 10, 17-21.28-30
Questo passo è per me decisivo, perchè quel "centuplo in terra" lo si vive davvero. Quando la Fede investe la tua vita, la cambia in meglio. Noi crediamo nel cielo, noi crediamo che esista un Amore assoluto, ineguagliabile, eterno, e questo amore lo riceviamo in questa vita. Il dono di Dio, diceva una volta un mio amico in una predicazione, è "un amore che dura oltre la morte", e sì, questo dono comincia proprio qui. I cristiani credono che esista il bello e il giusto, credono che sia possibile il cambiamento, non all'uomo ma a Dio, attraverso l'annuncio della Sua parola. Noi speriamo in un mondo migliore, adesso, in un amore migliore, oggi. E anche nella vita eterna nel futuro. Siamo gente di fede, idealisti, noi vogliamo essere perfetti come il padre nostro celeste. Noi crediamo nell'amore per sempre, ma altro che quello dei film!

Commenta così uno spunto del Verbum Dei italiano:

"Il grande dono di Dio per noi non è soltanto che possiamo credere che Lui esista, ma anche credere profondamente che esista in noi. Anzi, ancora più profondo: credere che Dio ci ha donato la Sua stessa vita. L’identità più profonda della nostra vita è che abbiamo la stessa vita di Dio, la Sua essenza, cioè, l’amore della Sua stessa qualità. A volte la nostra fragilità e i limiti che sperimentiamo ci fanno credere che è impossibile amare profondamente, che l’amore è un’illusione o soltanto una storiella. [...] Abbiamo bisogno di scoprire la capacità di amare con la quale Dio ci ha creati."

Insomma vogliamo tutto. L'amore, la felicità, adesso, e la vita eterna, domani. È una felicità particolare perchè passa attraverso la conversione personale e le persecuzioni, che Gesù promette con larghezza! Ma è così quando si ama: se vuoi servire il Signore preparati alla prova (Sir 2,1). Il nostro Dio è amore, e anche l'amore umano porta sofferenze, ma è ciò in cui sentiamo la vita. Essere cristiani è amare l'Amore, e volerlo più grande e più bello e più universale possibile.

Esiste questo grande amore? A guardare i cristiani nel complesso non si direbbe. Ma questo non risponde alla domanda:"esiste?", bensì: "è comune? È facile?". Guardiamo i santi. Che cosa ha guidato S. Giovanni nel deserto, cosa S. Francesco sul monte? E S. Agostino e S. Tommaso per cosa hanno dato tutta la vita? Per una dottrina sterile? Non così si capisce leggendo le "Confessioni". No. Hanno goduto di un amore e di una gioia impareggiabili, benchè a S. Giovanni abbiano tagliato la testa e S. Francesco abbia vissuto ogni genere di umiliazioni. Per fortuna che veneriamo i santi. Se non ci fossero i santi, tutti potrebbero dire che Gesù era un gran figo perchè era Figlio di Dio. Invece è proprio grazie alla presenza di questi uomini riconosciuti nella loro Fede che possiamo sperare anche per noi questa felicità.

In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.

Gv 5, 24

Ha la vita eterna, è presente, è giá nostra: e nella dottrina paolina questa vita eterna è donata col battesimo. Tanto che i battezzati sono chiamati "santi"! Ora, a quell'epoca ci si battezzava per lo più da adulti, e davvero il battesimo era gettare l'uomo vecchio e rinascere a nuova vita. La vita cambiava in modo evidente, radicale, al momento dell'ingresso nella comunità cristiana. Oggi si tratta di riscoprire il nostro battesimo, scavare nel cuore per trovare il seme di Dio. È complicato perchè più l'acqua si allontana dalla fonte, più si sporca. Ma noi possiamo tornare alla fonte, la Parola di Dio.

Signore, che cos'è allora la vita eterna?

«Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo»

(Gv 17, 3)

Io ho visto questa qualità di vita in atto in alcuni cristiani che ho incontrato. Perciò credo che la fonte di quell'amore sia Gesù Cristo, e che quello che egli ha detto secoli fa sia la Verità. Una Verità che i cristiani come popolo riflettono torbidamente, ma nei punti in cui il riflesso è puro traspare la grandezza di quell'amore che dura oltre la morte.

Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica. Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva.

Dt 30, 11.14-16

Padre, lasciami entrare in questo Amore! Come sono dolci i ricordi di quegli istanti in cui mi hai regalato una scintilla di questo amore eterno, splendido, luminoso... Chi può amare, se in primo luogo non è stato amato? E se tu ami, quando potrá mai esaurirsi questa riserva d'amore? Mai, perchè l'acqua che tu mi hai dato è divenuta in me sorgente che zampilla per la vita eterna. Col tempo la tua Parola mi ha ammorbidito e reso sensibile a quanto di me forse prima esprimevo meno volentieri: hai proprio fatto breccia nel mio cuore! Padre, ti sono grato dal profondo! Non lasciare che questa fede si dissolva nel mare del brutto, di un realismo gretto, in un crepuscolo di ideali... ma salva la Speranza, Padre, nel tuo popolo. Noi speriamo in te, anche se non ti vediamo. Abbi misericordia di noi.
Amen