venerdì 18 marzo 2011

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio?

Benvenuti nella Quaresima. In questi anni ho imparato ad amare questa stagione spirituale, ad attenderla, a salutarla di volta in volta con rinnovato ardore. Un po' perché trovo motivo di pentirmi della lontananza da Dio; un po' perché mi sento chiamato a una maggiore attività, con gli impegni e i cosiddetti "fioretti" che rimarcano la preminenza di Dio nella mia vita. Ed è questo concetto di attività che costituisce il fulcro della preghiera di oggi.

Mi cercano ogni giorno,

bramano di conoscere le mie vie,

come un popolo che pratichi la giustizia

e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;

mi chiedono giudizi giusti,

bramano la vicinanza di Dio:

"Perché digiunare, se tu non lo vedi,

mortificarci, se tu non lo sai?".

Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,

angariate tutti i vostri operai.

È forse questo il digiuno che bramo,

il giorno in cui l'uomo si mortifica?

Piegare come un giunco il proprio capo,

usare sacco e cenere per letto,

forse questo vorresti chiamare digiuno

e giorno gradito al Signore?

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:

sciogliere le catene inique,

togliere i legami del giogo,

rimandare liberi gli oppressi

e spezzare ogni giogo?

Allora invocherai e il Signore ti risponderà,

implorerai aiuto ed egli dirà:"Eccomi!"

Se toglierai di mezzo a te l'oppressione,

il puntare il dito e il parlare empio,

se aprirai il tuo cuore all'affamato,

se sazierai l'afflitto di cuore,

allora brillerà fra le tenebre la tua luce,

la tua tenebra sarà come il meriggio.

Is, 58, 2-3.5-6.9-10



La Quaresima ci pone di fronte alla sfida di contenere questa luce, l'Amore di Dio, all'interno di questo nostro corpo, di questa nostra vita. Mentre andiamo a lavoro, mentre subiamo insuccessi, mentre veniamo trattati ingiustamente, mentre siamo soli, nostalgici, assetati di vita, insoddisfatti; soprattutto, mentre pregare ci risulta difficile, mentre Dio pare come una montagna azzurrina, e noi siamo giù, in pianura, cercando il sentiero.


A volte aiuta vedere le cose sotto un'altra prospettiva. Ad esempio, nel lessico di un'altra lingua. Nelle omelie del mese scorso è tornata spesso questa parola: vergeben, Vergebung - perdonare, perdono. "Perdono" dal latino è un po' come dire "gran dono", perché "per-" è un rafforzativo: si pensi alle parole italiane "perfetto", "perdurare", "perorare", tutte di etimo latino. Anche geben in tedesco significa "dare". Ma ver- non è un rafforzativo: piuttosto denota la forza impressa a un atto allo scopo di determinare un cambiamento. Es. verschieben, rimandare (ver- + "spingere"); verändern, modificare (ver- + cambiare); verkraften, prevalere; (kraft significa "forza"); e persino verstehen, mettersi nei panni altrui, dunque capire. Insomma vergeben è dare, ma in modo diverso, impegnativo, imprimere a una relazione una forza tale da cambiarne il corso.


È questa la cifra dell'amore cristiano. L'attività di questo amore. Il perdono cristiano non è un lasciar perdere il torno subito, bensì il superare (appunto verkraften!), con il proprio amore, quel che la natura ci pone dinanzi: la rabbia, l'orgoglio, la vendetta. Amare tua moglie da cristiano significa anticipare i suoi bisogni, capire le sue ansie piuttosto che replicare ai suoi rimbrotti. Come Cristo ha amato la chiesa. Una vita cristiana non può essere una tranquilla vita borghese, fatta di dolcetti al pranzo domenicale e bollettini di beneficienza; deve bensì portare quella scintilla che ha spinto Gesù a non avere un luogo dove posare il capo, a proclamare la liberazione dei prigionieri, un vento dello Spirito insomma che imprime un'impronta nella terra che calpestiamo - qualunque sia la nostra occupazione e condizione di vita.


La Quaresima è proprio il momento ideale per rimettersi in cammino. Da un lato, nell'intraprendere il digiuno come Isaia comanda, ci impegnamo, con un esercizio ascetico, a una revisione di vita. Dall'altro, e questo è il lato dolce di questo momento, ci mettiamo nella condizione di ricevere il perdono - die Vergebung - da parte di Dio stesso, in quanto ci riconosciamo peccatori e cerchiamo attivamente il deserto per incontrare Dio, che parla non nel frastuono dell'incendio, ma nel sussurro del vento leggero. Questa è la mistica della Quaresima: disporci a ricevere la grazia di Dio, che è causa efficiente del cambiamento del nostro cuore e della nostra vita.


Questo è proprio quello che ha fatto Gesù: fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Questa Quaresima è per Gesù il momento che precede un grande passo: l'inizio della vita pubblica. Ed è il momento che succede al battesimo presso il Giordano. Gesù ha ricevuto l'investitura del Padre - questi è il mio figlio diletto: ascoltatelo - e compie un ritiro programmatico per la sua predicazione, nel corso del quale Egli, vero uomo, esemplarmente affronta tentazioni che in verità riguardano ogni uomo, in ogni momento della vita. Sono narrate come un episodio, ma Gesù terrà sempre fede alle scelte che compie nel deserto. A fronte delle esigenze terrene, Egli decide per Dio - non di solo pane... A fronte del potere, della leadership, della ricchezza, Dio è sempre al primo posto - a lui solo presterai culto. La più insidiosa, nel campo spirituale, una falsa mistica, di chi si "affida" a Dio in modo calcolatorio - non tenterai il Signore Dio tuo.


A questo siamo chiamati: ad adorare Dio, più dei nostri obbiettivi professionali, della vita che desideriamo, di una casa di tot mq, di un salario di tot k€.

Queste scelte di Gesù si sono tradotte in modo lampante nella promessa che Dio ha fatto tramite Isaia:

allora brillerà fra le tenebre la tua luce,

la tua tenebra sarà come il meriggio.

e voglia Dio concedere anche a noi, in questa Quaresima, in questi giorni, oggi, la decisione e soprattutto la Grazia per trasformare la nostra vita secondo la Sua volontà.


Signore,

ho imparato ad amare questo deserto, ho imparato a coltivare la speranza di trovarti in esso. Sempre ti domando chiarezza, e di conoscere le tue vie e la tua volontà, eppure quanto lontano sono dalle tue vie persino nei rapporti con coloro che incontro ogni giorno, e quanto la serenità di chi confida nella tua Provvidenza mi è sconosciuta! Ma non è tardi, Padre, per venire e discutere, e se i miei peccati sono come porpora, diventeranno come lana; gusterò e vedrò quanto è buono il Signore; e l'acqua che tu mi darai diventerà in me sorgente di vita eterna. Amen.

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