domenica 13 settembre 2009

La Samaria

Quello di oggi é un brano importante per me, perché oggetto della predicazione che mi ha portato alla conversione. È tratto dal capitolo 4 di Giovanni:

Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni - sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -, lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria.

Antefatto: nel capitolo 2 Gesú si trovava a Cana, in Galilea (nel Nord, insomma, della Palestina; Nazareth non é lontano da Cana), dove era ospite alle nozze, giustamente, di Cana :) Poi va a Gerusalemme, in Giudea. Tra la Giudea e la Galilea si trovava la Samaria. Perció "doveva attraversare la Samaria" deriva da un fatto logistico. Non é menzionato, comunque, un passaggio dalla Samaria all'andata.

Su Lc 9, 53 La Bibbia di Gerusalemme commenta che di solito si evitava di attraversare la Samaria passandovi a est, lungo la valle del Giordano; perció questa necessità é da un lato ancorata al cammino da percorrere, dall'altro alle esigenze della missione di Gesù.

Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno.

Nella predicazione di Teresa, lei diceva su questo passo:"Com'è bello osservare l'umanità di Cristo e la storicità della narrazione evangelica. L'ora é menzionata perché Gesù passa nella nostra vita in un momento concreto, attuale: non é una teoria!"

Gesù é in cammino verso l'obbiettivo, la Galilea. Attraversa un territorio straniero, é stanco, é l'ora piú calda del giorno. In Mt 10,5, quando manda i suoi dicepoli, dice loro di evitare la Samaria e dedicarsi alle pecore perdute di Israele. Magari una missione nella Samaria non era nei suoi piani. Non dobbiamo pensare che Gesù sia "nato imparato": in tutti i vangeli Egli passa un mucchio di tempo a pregare, nel vangelo di Giovanni fa sempre riferimento a ciò che il Padre gli ha detto: la missione di Gesù, come anche quella dei santi, si svelava di giorno in giorno ai suoi stessi occhi. Gesù é vicinissimo a noi, in quanto ha preso tutti i nostri limiti; ma in quanto Dio non si allontana mai dalla comunione col Padre e rimane nel suo amore, resta sensibilissimo alla voce dello spirito, che soffia dove vuole: non si sa donde venga nè dove vada.

Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi.


Gesù non poteva bere da sè perchè non aveva un secchio: così accade anche nella vita di ciascun cristiano: nel commentare Gv 19,28 "Ho sete", il fondatore del Verbum Dei Padre Jaime Bonnet condivide la sua esperienza di dialogo con Cristo crocifisso: "Non ho piedi per camminare, mi presterai i tuoi? Non ho una bocca per parlare, annuncerai la mia parola?"

Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.

La Samaritana mantiene le distanze: apparteniamo a popoli diversi, che si odiano, non abbiamo nulla a che spartire! I Giudei detestavano i Samaritani e ne spiegavano l'origine (2Re 17, 24-41) con l'immigrazione forzata in Palestina di cinque popolazioni pagane. Questi popoli non avevano mai completamente abbandonato i loro dei primitivi e avevano inglobato il culto jahvista nella loro religione. Si tratta, in breve, di una popolazione scismatica. Per i Giudei i Samaritani erano gli infedeli. Anche i Samaritani non erano dolci di sale: ad esempio in Lc 9, 52-55 scacciano i discepoli da un villaggio.

Gesù ha superato, insomma, il modo di fare comune. Un qualunque giudeo non si sarebbe rivolto a questa donna; Egli va oltre le convenzioni sociali. Cerca, dietro la Samaritana, la donna, e le annuncia la buona novella. Quello che mi incanta é che Gesù non si è seduto sul pozzo ad aspettare la Samaritana, nè è venuto in Samaria per annunciare il vangelo: anzi questo probabilmente non era affatto nei suoi piani, come rivelato da altri passi del vangelo (es. Mt 10, 5). Ma lì si trova, lascia perdere la sete, e annuncia il Regno di Dio:

Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?».

"Se tu conoscessi il dono di Dio..." era il titolo di quella predicazione che ho ricevuto quand'ero ancora ateo. Un titolo che parlava alla mia sete di conoscenza, di vita, alla mia curiosità. Anche Gesù sta parlando a un'infedele. Si avvale dell'acqua come simbolo per la Parola di Dio (Is 55, 10-11 che dà il titolo al blog), ma la Samaritana non capisce: é ferma a un discorso superficiale, benché interessata a parlare con questo straniero.

Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».

Quando ha catturato il nostro cuore, la Parola di Dio si trasmette per conseguenza agli altri, e la nostra stessa vita, la nostra stessa parola, diventano annuncio! Le parole della bocca dell'uomo sono acqua profonda,
la fonte della sapienza è un torrente che straripa (Pr 18,4).
Qui la Samaritana in qualche modo crede: vuole accettare il dono di Dio, ma non ha capito bene di cosa si tratti. Pensa a qualcosa di prodigioso, di straordinario. Il dono di Dio non é un angelo che entra in casa a dirci parole gentili, non sono luci colorate e cose simili. Il dono di Dio é lo Spirito, una nuova dimensione della vita, un modo nuovo di vivere. Il dono di Dio va al dunque della nostra esistenza:

Le disse: «Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».

Sulla replica di lei, la Tabor commenta che al momento in cui Gesù le chiede conto della sua vita, lei sposta il discorso sulla religione. Io trovo più adeguato il commento della Gerusalemme, che rileva come la stessa parola, baal, significhi sia Dio che marito. Ci sarebbe quindi un gioco di parole che si riferisce ai cinque dèi adorati dai Samaritani: Gesù sta convertendo la Samaria, non la Samaritana. Di fatto il discorso va ora nella direzione in cui Gesù lo sta portando, e non sulla vita della Samaritana, che finalmente capisce di cosa stanno parlando e oppone le ragioni dello scisma: voi Giudei dite che bisogna adorare Dio a Gerusalemme, accentratori che non siete altro, noi abbiamo reso il nostro culto su questo monte. Mi fa pensare allo scisma protestante in ambito cristiano.


Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».

Essere Giudei non concede privilegi, se non quello della conoscenza pregressa di Dio. Allo stesso modo, sono fortunati coloro che sono cresciuti in una famiglia cristiana, perchè hanno ricevuto per primi l'annuncio di Dio; ma Gesù dice:"Queste sono distinzioni umane: Dio va al profondo, allo spirito, alla verità, e adorarlo prescinde da queste considerazioni". La tradizione giudaica - o l'educazione cristiana - é un dono, non un privilegio.

Di fatto parliamo un sacco di Dio. Molto meno parliamo CON Dio. Ma è intorno a ciò che ruota la fede. È inutile, se non dannoso, star lì a discettare di articoli di culto, se non abbiamo anzitutto una intensa vita di preghiera. Non si impara nulla su Dio studiandolo sui libri: se anche leggessimo la bibbia da cima a fondo e conoscessimo tutti i commenti, senza pregare resteremmo all'oscuro di Dio. La fede è un'esperienza, ancorchè non condotta coi sensi. "Sappiamo solo ciò che preghiamo".

Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e andavano da lui.

Gesù é venuto a portare l'annuncio in Samaria, non a una singola donna. Ma sta alla donna testimoniare la venuta di Gesù.

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro».

Guardate come si dispiega il disegno di Dio, istante per istante. Gesù ha mandato i suoi discepoli a prendere da mangiare, mentre Egli è rimasto presso il pozzo a riposare, forse a pregare. Per caso incontra una donna, le si rivolge perchè ha sete, ma inevitabilmente finisce per annunciare Dio. Alla fin fine non ha bevuto, i discepoli tornano e neppure mangia. Non c'é che dire: ha cambiato idea. Dopo l'incontro con la Samaritana cambia piano. Gesù forse sta pregando, forse riflette su quanto é successo, mentre una folla di Samaritani sta per arrivare. Dovrà dir loro qualcosa, e domanda al Padre cosa. Capisce o almeno dice, che é giunto il momento di annunciare Dio ai non giudei. E questo, mentre si dirigeva in Galilea per compiere la sua missione!

Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Quando annunciamo il Regno di Dio, il fine non sono le nostre parole, ma l'incontro dell'ascoltatore con Dio. Solo Dio converte.

Quando ho ascoltato questo brano per la prima volta, io ero quella Samaritana che non conosceva il dono di Dio, quella terra straniera e infedele in cui Cristo, in quel giorno, a quell'ora, passava.
A tutti capita prima o poi di attraversare una Samaria. Può essere un momento di dolore, o una tappa in un processo che abbiamo bene in mente, come é capitato a Gesù. In queste circostanze, Gesù non ha vissuto nel futuro, ha vissuto il presente. Il presente é un tesoro irrinunciabile. Bisogna che amiamo Dio adesso, che lo annunciamo adesso, ovunque ci troviamo, bisogna che restiamo in ascolto, per capire quando Dio ci dice che i suoi piani sono diversi dai nostri. Nessuno compirà al posto nostro la nostra vocazione.

Signore, io mi trovo in questo momento in una Samaria, una terra straniera, ho sete e sono stanco. Dovevo passare per questa Samaria, perchè si compisse la tua volontà. Ma per farlo, é necessario che ti ascolti, che non mi distragga, che non perda l'opportunità straordinaria di amare adesso, oggi, nelle circostanze in cui mi trovo. Nella solitudine e nel viaggio. Lo dicevamo anni fa: il viaggio conta piú della meta. Signore, cammina con me in questo viaggio; anzi, se non sei con me non farmi salire di qui. Ovunque vada tu mi hai preceduto, come una nube di fuoco: voglio seguirti, Signore, dove la tua volontà mi porterà. Ti ringrazio per la Parola annunciatami quel giorno, che risuona sempre piú forte: Se tu conoscessi il dono di Dio...

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