domenica 18 agosto 2024

Siamo chiamati all'Amore da cui proveniamo

Nelle preghiere di questi giorni ho meditato sul passare dal prepararmi a morire al prepararmi alla vita eterna. Questa preparazione richiede una conversione profonda e un riposizionamento in riferimento al senso della vita. Si tratta di una scelta consapevole, che però non avviene in un momento solo, ma in tutti gli istanti che compongono questa vita. E qual è il suo frutto, perché io possa riconoscere che il discernimento mi ha condotto a seguire la volontà di Dio? In estrema sintesi, è l'amore:


Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.

1 Gv 3, 14.16-18


Su questo brano così bello nella sua concisione e franchezza c'è qualche osservazione da fare. La lettera di Giovanni traccia l'amore come il segno da cui ci rendiamo conto di essere viventi. E', cioè una conseguenza della conversione. Infatti, chi non ama rimane nella morte, che si caratterizza come la nostra condizione originaria. Poi, però, si specifica che la nostra vita (eterna) viene dalla vita che Gesù ha dato perché ama noi. C'è, quindi, un ciclo: l'Amore iniziato da Dio lo conduce a mandare il Figlio per salvarci, e la Vita che è in lui entra a far parte di noi, affinché noi a nostra volta possiamo amare, e amando, doniamo Vita (come nel vangelo della Samaritana). Questi passaggi sono un tutt'uno: non è possibile accettare l'Amore di Dio e non amare a nostra volta, e non è possibile condurre una vita senza amore e al tempo stesso dichiarare di aver conosciuto Dio.


Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello.

1 Gv 4, 19-21


Signore, ti ringrazio per avermi donato di desiderare la vita. L'esperienza della malattia mi ha fatto conoscere la tua misericordia per me che non sono ancora giunto alla Vita, ma desidero cambiare il mio cuore e accogliere il tuo Amore. Per questo imparerò giorno per giorno ad amare i miei fratelli secondo la tua volontà. Sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra.

Il battesimo nella vita quotidiana

Ogni tanto mi aiuta ricordare che i vangeli sono stati messi insieme da una comunità di seguaci di Cristo che viveva sul chi va là delle persecuzioni, condivideva tutto e annunciava la Buona Novella a coloro che incontrava. In quel frangente così fragile e pericoloso della incipiente fede cristiana, c'era una simbolo che era sinonimo di fede ormai irrevocabile, la conquista della vita eterna una volta per tutte - a meno di qualche tirata d'orecchi da parte di Paolo o degli altri apostoli. Il battesimo.

Nella dinamica della vita e della morte delle meditazioni di questi giorni, il battesimo è lo spartiacque ("spartiacque" è qui un lemma particolarmente ispirato!). Prima del battesimo c'è una vita senza fede e senza senso. Dopo c'è una vita che non muore perché non ha a che fare con la carne, ma con lo spirito. Il concetto è espresso in modo esplicito da Giovanni e da Paolo.


Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.

Rm 8, 5-6.12-13


Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura.

Gal 6, 8.15


L'essere nuova creatura è quella conversione che Giovanni Battista, e poi Gesù, avevano predicato. E', nei fatti, l'essenza della Buona Novella: convertirsi, credere, cambiare vita. Lo spiega anche Gesù in persona a Nicodemo: rinascere "da acqua e spirito".


Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito.

Gv 3, 4-6


Il brano di Giovanni riecheggia l'Antico Testamento, e doveva toccare corde profonde non soltanto nei Gentili ma anche negli ebrei, estremamente attenti alla purificazione rituale. Un brano di Ezechiele evoca ancora una volta la conversione del cuore:


Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme.

Ez 36, 25-27


Nel brano di Nicodemo, una possibile interpretazione è che Gesù parli di acqua in senso esclusivamente figurato, ma l'acqua torna insistentemente nei primi capitoli del vangelo di Giovanni. Io ho l'impressione che, essendo il vangelo di Giovanni stato redatto da una comunità più che da un solo uomo, ci fosse l'intento di attribuire l'istituzione del battesimo a Gesù e valorizzare questo sacramento come l'evento che donava vita ai catecumeni. In realtà, Giovanni stesso specifica che, laddove la predicazione del Cristo si è accompagnata a un battesimo, non Gesù battezzava, bensì i suoi discepoli. Nelle parole di Gesù, l'acqua è piuttosto associata alla sete che alla purificazione:


«Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».

Gv 4, 13-14


La grande promessa di questo brano è la revoca della condanna di Adamo ed Eva: Gesù ci può donare davvero di diventare simili a Dio. La Parola ci trasmette questo invito come una esigenza epocale, un atto di fede che avviene una volta per tutte e si esprime attraverso il battesimo. Ma per noi, battezzati da bambini, quell'attimo è diluito lungo tutta la vita. Scegliere la Vita diventa, per noi, il discernimento necessario per identificare, in ogni piccola scelta che facciamo, la grande scelta fatta per cercare il Regno di Dio.


sabato 17 agosto 2024

Scegliere la Vita

Nell'ultimo spunto, Marco raccontava del giovane ricco, fallito discepolo di Gesù per via della priorità che le sue ricchezze avevano per lui. E' su questa articolazione dei concetti biblici di vita e morte che si gioca la parte che l'uomo compie nella salvezza. Che cosa ci facciamo al mondo? Per l'appunto, ci prepariamo alla Vita. Dio chiarisce che è una nostra scelta:


Davanti all'uomo ha messo la vita e la morte, e darà a ciascuno quello che ciascuno si sceglie.

Sir 15, 17


Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica. Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva.

Dt 30, 11.14-16


E' bello constatare come questo brano del Deuteronomio sia coerente con quanto afferma Gesù in Gv 15. Gesù stesso, argomentando in favore dell'esistenza della vita dopo la morte, dice che solo a chi vive è possibile relazionarsi con Dio. Chi rimane nella morte e non si converte, non trova Dio.


Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe. Non è il Dio dei morti, ma dei viventi!».


Mt 22, 32


Insieme ai dodici discepoli che conosciamo, ce ne sarebbero stati molti altri, ma neppure Gesù è riuscito ad attirarli a sè:

A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».

Lc 9, 59-60

Gesù non è rimasto indifferente a questi fallimenti, benché le motivazioni dei rifiuti che subìva, come seppellire il padre e aspettarsi la salvezza in ragione del successo in questa vita, dovevano apparire estremamente ragionevoli agli ebrei del tempo. Ecco, infatti, come Gesù metabolizza la faccenda del giovane ricco:

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Mc 10, 23-31


Rileggendo questo passo alla luce della rivelazione che il Regno di Dio di cui parla Gesù non è altro che la scelta della Vita in questo tempo, che consiste nell'amare Dio e i fratelli rispettando i suoi comandi, vedo che Gesù sta dicendo: non riusciamo a convertirci. Non riusciamo a prendere questa decisione una volta per tutte. Tante piccole decisioni, tanti istanti, riusciamo a raccoglierli, ma una volta per tutte, no. Mi viene conforto, però, dall'osservare che Gesù stesso dice: non potete fare diversamente. Questa scelta non è una decisione come quelle che prendiamo sul lavoro. E' una decisione come quelle matrimoniali. Si matura nella condivisione quotidiana con Dio.

Sulla chiosa di Pietro, Gesù vorrebbe sbilanciarsi e dire che avranno la loro ricompensa; ma non è finita finché non è finita, e quel che Gesù avrebbe voluto dire a Pietro, non avrebbe potuto prometterlo a Giuda.