giovedì 15 agosto 2024

Di cosa sono fatti gli istanti di vita eterna?

La domanda di ieri era come prepararsi alla Vita, la risposta - rimanete nel mio amore, osservando i comandamenti e amandosi gli uni gli altri. Come si applica in pratica, e quali sono i frutti che ne derivano? 

Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Mc 10, 17-22

Questo incontro è presente nei tre sinottici, il che per me conferma che si tratta di un evento che ha colpito i discepoli ed è stato raccontato a voce per molto tempo. Potrebbe esserci difficile immedesimarci in questa situazione, proprio a causa della nostra formazione cristiana. A ben guardare, ci sono buoni motivi per cui questo incontro poteva scandalizzare un gruppo di ebrei.

Bisogna innanzitutto che consideriamo che per gli ebrei il successo in questa terra corrispondeva alla ricompensa per l'anima pia. Ad esempio, nel libro di Giobbe, nel quale il protagonista per un certo tempo della propria vita sperimenta la deprivazione e la sofferenza, i suoi migliori amici si recano da lui per convincerlo che, per meritare questo castigo, deve aver peccato. Nel libro dei salmi, si pone continuamente il problema di ciò che sarà dell'empio che apparentemente ha successo in questa vita, concludendo che a un certo punto sarà sconfitto, se non altro, dalla morte e dal giudizio divino. Nel libro della Genesi, coloro che non sono graditi a Dio muoiono prematuramente e senza discendenza. Ad Abramo e ai padri fondatori di Israele è promessa lunga vita ed una grande discendenza. Per cui, mettiamoci intanto nell'ordine di idee che il ricco è un benedetto da Dio, e il successo testimonia quanto bene ha fatto: perfino Giobbe, dopo tutte le sue sofferenze, conclude la propria avventura spirtituale con il doppio delle ricchezze e dei figli che aveva prima che su di lui si abbattessero le disgrazie volute da Satana.

Dunque, fa specie che, tanto per cominciare, quest'uomo si inginocchi davanti a Gesù. E' un segno di umiltà, devozione e fede. Quest'uomo crede nei segni e nella parola di Gesù. Lo chiama "maestro" e "buono", e quando parla della vita eterna, non parla di ottenere e conquistare, ma di un dono gratuito: una eredità. Dunque, quest'uomo ha compreso che Dio ci cerca per primo, che ci ama, e che è libero di farci un dono. Il giovane ricco mi passa avanti nel Regno dei Cieli. La reazione di Gesù è abbastanza inattesa: non mi adulare.

Perché Gesù reagisce così, essendo colui che dice ai suoi discepoli: voi mi chiamate maestro e signore, e dite bene, perché lo sono? Forse interpreta l'espressione del giovane ricco come una captatio benevolentiae. E' sincero quest'uomo? Oppure è uno dei farisei mandati a metterlo in scacco? Gesù risponde che il bene è uno solo, come dire che c'è un solo Dio, il che rimanda alla sua unità con il Padre. E poi continua come da Gv 15, dicendo di rispettare i comandamenti.

Allora quello risponde che questo lo ha già fatto, e Gesù lo amò. Ecco, a mio parere questo significa che gli ha dato fiducia. Ha capito che era sincero. Non era un fariseo. E allora ha dismesso le frasi preparate contro l'idolatria dei farisei e gli ha detto ciò che ha detto ai suoi discepoli. Seguimi. Ma prima di seguirlo, gli ha chiesto di mollare le sue ricchezze. Forse il suo vestiario tradiva lo status sociale. Ma allora, significa questo che seguire i comandamenti, in contrasto con Gv 15, non basta per la vita eterna? Torniamo un attimo alla teologia giovannea, che è molto esplicita riguardo a questo tema:

In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.

Gv 5, 24
«Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo»

Gv 17, 3
Tutte queste espressioni sono sinonimo di salvezza: il Regno dei Cieli; la Vita Eterna; credere a colui che ha mandato Gesù; conoscere Dio; seguire Gesù. Non dobbiamo pensare al dopo la morte, in quanto la morte non ha significato per Dio. Ha significato per lui che lo amiamo al di sopra del resto. Il giovane ricco non ci riesce, non perché sia avido o avaro, ma per un altro motivo: questo contraddice quanto gli è stato insegnato. Questa storia di vendere i beni ai poveri è una novità che introduce Gesù. E' il modo di testimoniare che Dio vale più di goni cosa umana. E' quasi alla pari dei miracoli, ed è ciò che distinguerà i primi cristiani, all'epoca in cui la loro predicazione conquisterà perfino Roma. Non si tratta di soldi: si tratta di priorità. 

Signore, noi non abbiamo compreso una volta per tutte il tuo disegno, però lo afferriamo, in qualche modo, con il cuore e la mente. Ci sono istanti in cui ti abbiamo pregato e ci siamo riempiti di Te, e ogni altra cosa ha perso significato. Quelle sono boccate di Vita Eterna. Fa' che possiamo averne di più e più a lungo. Fa' che rimaniamo nella grazia che ci doni in preghiera.


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