martedì 13 agosto 2024

Come prepararsi per la Vita

Due mesi fa ho fatto un regalo al mio capo: una bibbia tascabile. Egli non è praticante, ma dopo un lutto aveva cominciato a porsi delle domande, così gli ho regalato quella stessa edizione che per 22 anni mi ha accompagnato nella mia vita di fede. Ho completato il mio regalo evidenziando, nella bibbia che ho regalato a lui, i passi su cui ho pregato nei primi anni della mia conversione. Per farlo, ho estratto da una scatola abbandonata da anni i quaderni su cui trascrivevo le mie preghiere. A quell'epoca, mentre pregavo sulla Scrittura sentivo a volte che Dio mi evidenziava una frase, così l'annotavo. Non sempre, però, finivo per scrivere una preghiera. Rimaneva lì per il futuro, e tante frasi annotate sono ancora in attesa. 

Analogamente, nel riprendere in mano questo blog, ho trovato degli interventi incompleti. Nel mio percorso di meditazione, ero chiamato proprio oggi ad affrontare il tema del prepararsi alla Vita. Ho ritrovato uno spunto non pubblicato, che forse, analogamente ai passi annotati in gioventù, era in attesa che io facessi l'esperienza che mi avrebbe portato a vivere sulla mia pelle quello che avevo intuito in preghiera. Quella bozza, che costituisce parte del testo che segue, era del 25 ottobre 2009 - 15 anni fa.

A quell'epoca ero da poco stato a Berlino, per andare il giorno successivo a una conferenza lí vicino. Dormii in una stanza messa a disposizione da una parrocchia protestante, il cui sacerdote é il padre di un mio amico (come appunto puó succedere... ;)) Pregai sul passo in cui Giovanni parla della vite e i tralci. Mi è sembrato una risposta alla domanda: ora so che devo prepararmi alla vita - come fare? Prima, però, ricomincio da dove ho lasciato ieri.

L'intuizione dell'epoca fu: per qualunque ideale si può morire e subire torture orribili, come tanti eroi nella storia hanno fatto (dare la vita per...). Ma la Fede dà piuttosto il coraggio di vivere, quel coraggio che a me è mancato quando sono giunto all'esperienza della malattia. Il discorso della malattia mi ha fatto venire in mente quando Gesù ne parla - per cosa è utile la malattia nella mia vita?

Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato».

Gv 11, 1-4

La storia continua con la resurrezione di Lazzaro: la vita che continua oltre la morte. Il male del corpo è per Lazzaro un motivo di incontro con Dio. E lo è stato per me: qualcosa che mi ha portato, benché per una via tortuosa, ad avvicinarmi a Dio. Mi è già successo, in passato, di sperimentare più fervore nei momenti in cui ero fisicamente vulnerabile. Nel mio matrimonio, mia moglie ed io ci siamo riavvicinati dopo un periodo di crisi proprio aiutati dal prenderci cura reciprocamente della nostra malattia. San Paolo parla lungamente di come Dio si manifesti nella debolezza, fino a concludere che vive completamente per Cristo.

Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.

Gal 2, 20

Ecco allora il passo su cui pregai 15 anni fa:

«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.

Gv 15, 1-12

Questo passo racchiude una vera e propria summa della vita cristiana, parola per parola, e non c'è spazio qui per commentare tutto. La Parola é lo strumento che forgia lo spirito a immagine e somiglianza di Dio (siete mondi per la parola che vi ho annunziatola parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Eb 4, 12). Dunque non siamo noi che ci prepariamo alla Vita, ma è Dio che ci chiama alla Vita e ci prepara per essa. A noi sta rimanere con Dio. E' Caritá ció che ci mantiene nell'amore di Dio (seguite i miei comandamenti = amatevi gli uni gli altri). La Fede é concessa a coloro che restano nell'amore di Dio (se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete ció che volete e vi sará dato). Questo per me è molto significativo: non è che Dio esaudisce i desideri di chi ha Fede. Se così fosse di fatto farebbe preferenze. La Fede avvicina la nostra volontà a quella di Dio:

Sia fatta la tua volontá, Signore,
come in cielo cosí in terra.


Mt 6, 10

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