lunedì 7 dicembre 2009

Il sonno, l'Avvento

"Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà. Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l'incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! In verità vi dico: gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni. Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, arriverà il padrone quando il servo non se l'aspetta e nell'ora che non sa, lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti."


Mt 24, 42-51


La prima parte del passo viene interpretata, e talvolta predicata, come se il Signore avesse in mente di "fregare" l'uomo, come se il Signore fosse il ladro che viene. Ma io credo che la prima parte sia piuttosto una enfatica immagine per spiegare cos'é la veglia: é uno stato di attenzione, di ricerca attiva del bene: il buon servo cerca di fare ciò che vuole il padrone, anche quando questi non c'è. Gesú dice: "vivete con attenzione, non siate superficiali, non agite a casaccio".
Dunque, per comprendere cos'é il sonno spirituale, mi sono domandato cosa sia il sonno effettivamente, perché il sonno torna nelle parabole e nella vita di Gesú (le dieci vergini, i discepoli che si addormentano dopo l'ultima cena...).
"Il sonno é uno stato di alterata coscienza caratterizzato da queste componenti:

1. attivitá motoria ridotta;
2. diminuita risposta a stimolazione esterna;
3. postura stereotipica;
4. reversibilitá facilmente ottenibile (diversamente dal coma per esempio)"

(Eric Kandel, "Principi di Neuroscienze")

Allora "dormire spiritualmente" vorrá dire essere inattivi e poco ricettivi, fare poco il bene ed esserne insensibili. Avete fatto caso a come Gesù, nel vangelo, non se la prenda tanto coi peccatori? Quando incontra una peccatrice, le dice: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato (Lc 7, 47). Perdona Zaccheo il pubblicano e perfino il ladrone sulla croce, però rimprovera in continuazione i farisei, che pare non facciano niente di male. Insomma, questo Gesù lo capiscono meglio ladri e prostitute, che gli uomini del Sinedrio.
Perchè?
Ecco, secondo me perchè dormono. A volte pensiamo di essere più o meno a posto, abbiamo un piccolo mondo di certezze. Stiamo comodi. Altre volte pensiamo di doverci preparare bene per incontrare Dio, perchè siamo indegni ecc. Sono due facce della stessa medaglia: nell'uno e nell'altro caso non teniamo in considerazione il "Padrone di casa", ma decidiamo da noi di assolverci o di incolparci.
Nel sonno non si vede la realtá per come é, poiché i canali sensoriali sono sbarrati, eppure si fanno delle esperienze, i sogni. L'addormentato é concentrato su sè stesso, sul suo mondo. Chi dorme non sempre sa di dormire: solo chi é sveglio puó dire con sicurezza se qualcuno dorma oppure no.
Magari pensiamo di essere sulla buona strada, ma inseguiamo i nostri pensieri, e non prestiamo orecchio a Dio. Magari pensiamo che non facciamo quello che vuole Dio, ma lo faremo domani. Ebbene, Gesù ci dice: sveglia! Dio passa nella vostra vita, e voi dormite!

Questo fatto di giudicare noi stesso e impartirci salvezza o condanna è proprio un brutto vizio.

Chi sei tu per giudicare un servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.
Rm 14,4

Noi stessi siamo servi altrui, da rimettere al giudizio del Signore. E cosí la mia preghiera spesso risulta infruttuosa, ruotando spesso intorno a me, a quello che ho fatto, che non ho fatto, etc... ma compito mio è fare, non giudicare il mio operato. Capita pure quando si è studenti. Ne avrete incontrati ragazzi che dicono - sono preparatissimo, ho studiato tanto! - e poi all'esame tirano fuori sì e no qualche parola. Compito dello studente è studiare, al giudizio ci pensa il prof. Be', il giudizio è di Dio, inutile distrarsi cercando di stabilire il nostro valore. Il nostro valore è tale che Dio ha mandato il suo unico figlio perchè il mondo lo conoscesse e fosse salvo. Aver fede significa mettere questo di fronte ai nostri criteri di valutazione!

Perciò rimbocchiamoci le maniche anche se sappiamo di non essere perfetti. Nessuna idea deve fermarci nella corsa verso il bene. Meglio fare qualcosa, sbagliare e chiedere perdono, che dormire. Il resto viene dall'orgoglio.
Spesso ho avuto la sensazione che buttarsi giù sia un ostacolo piú grande del peccato in sé stesso, perchè impedisce all'Amore di guarirci. Nessuno spera in ciò che già vede: perciò là dove siamo limitati, dove non vediamo il risultato, quello è il posto della nostra anima in cui Dio farà la sua casa, se speriamo nella sua parola.

Lo dico ancora una volta: là dove comincia il nostro limite comincia la grazia di Dio. Coraggio! Nella nostra debolezza Dio fa la sua casa e si manifesta. Dal grembo della sterile ha tratto santi. S. Paolo scrive:

Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.
2Cor 12, 9s.

Tempo fa ho partecipato per alcuni mesi alle visite neurologiche con un medico con cui collaboro. Quando entravamo nell'unitá dei malati terminali ero sempre impressionato. Di fronte a pazienti che hanno perso molte delle capacitá che usiamo attribuire all'uomo, il valore delle cose vacilla. Non c'é assolutamente spazio per le inezie; tutto sembra insignificante in quella stanza, ed é una visione talmente disarmante per me, che Dio entra immediatamente in gioco. Non si fraintenda ció che dico, ma quello mi pare il regno di Dio. Lo spazio dove non resta che la caritá.
Piú i pazienti stanno male, piú indietro i loro parenti vanno nel cercare oggetti che siano loro di conforto. Vicino ai letti dei pazienti si trovano pupazzetti, disegnini... come fossero bambini.
Perché parlo del Regno di Dio in quella stanza? Lá dove l'umanitá é quasi annullata, Dio pare piú forte. Il medico gira per i letti senza cura estrema, non visita davvero i pazienti: si avvicina, dice loro due parole, fa loro una carezza, va via.
Sostenere lo sguardo di uno di questi pazienti, quando avevano gli occhi aperti, era per me impossibile. Mi veniva in mente proprio questo paragone: non si puó sostenere lo sguardo di Dio. E Dio afferma proprio di essere nei piccoli e nei deboli.

Questa é la mia preghiera, Signore: venga il tuo Regno nel mio cuore e nelle mie azioni, così che io sia pronto. Lascia che io mi affidi a te quando giungo al limite. Non lasciare che io mi addormenti, ma veglia con me.

mercoledì 18 novembre 2009

Compleanno

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell'aurora
per abitare all'estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
Se dico: «Almeno l'oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte»;
nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri:
vedi se percorro una via di menzogna
e guidami sulla via della vita.
(Sal 138, 1-16.23s.)


Anch'io sono un uomo mortale come tutti,
discendente del primo essere plasmato di creta.
Fui formato di carne nel seno di una madre,
durante dieci mesi consolidato nel sangue,
frutto del seme d'un uomo e del piacere compagno del sonno.
Anch'io appena nato ho respirato l'aria comune
e sono caduto su una terra uguale per tutti,
levando nel pianto uguale a tutti il mio primo grido.
E fui allevato in fasce e circondato di cure;
nessun re iniziò in modo diverso l'esistenza.
Si entra nella vita e se ne esce alla stessa maniera.
Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza;
implorai e venne in me lo spirito della sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto;
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l'oro al suo confronto è un po' di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte ad essa l'argento.
L'amai più della salute e della bellezza,
preferii il suo possesso alla stessa luce,
perché non tramonta lo splendore che ne promana.
Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini;
quanti se lo procurano si attirano l'amicizia di Dio,
sono a lui raccomandati per i doni del suo insegnamento
Mi conceda Dio di parlare secondo conoscenza
e di pensare in modo degno dei doni ricevuti,
perché egli è guida della sapienza
e i saggi ricevono da lui orientamento.
In suo potere siamo noi e le nostre parole,
ogni intelligenza e ogni nostra abilità.
(Sap 7, 1-10.14-16)


Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.
Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.
Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.
Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.
A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.
E io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del Signore!».
(Sal 21, 10-12.23-25.28-32)


Mi fu rivolta la parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,
prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni».
Risposi: «Ahimé, Signore Dio, ecco io non so parlare,
perché sono giovane».
Ma il Signore mi disse: «Non dire: Sono giovane,
ma va' da coloro a cui ti manderò
e annunzia ciò che io ti ordinerò.
Non temerli,
perché io sono con te per proteggerti».
Oracolo del Signore.
Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca
e il Signore mi disse:
«Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca.
Ecco, oggi ti costituisco
sopra i popoli e sopra i regni
per sradicare e demolire,
per distruggere e abbattere,
per edificare e piantare».
(Gr 1, 4-10)

«Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!».
(Gb 1, 21)

Si dimentica forse una donna del suo bambino,
così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
Anche se queste donne si dimenticassero,
io invece non ti dimenticherò mai.
Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani.
(Is 49,15s.)


Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio.Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito».Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù [...]: «Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?
(Gv 3, 4-10.12)

domenica 15 novembre 2009

Padre nostro

Voi dunque pregate così:

Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome;
venga il tuo regno;
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.

Mt 6, 9-13

Parole abituali, che conosciamo a memoria e leggiamo di volata.
Parole che abbiamo imparato da bambini, e chissà cosa hanno significato per noi allora, chissà se lo abbiamo chiesto, chissà cosa mai ci avranno risposto. Per esempio, santificare il nome di qualcuno, che caspita vorrà mai dire, in italiano? E cos'è il regno di Dio? E quando mai abbiamo contratto debiti, e che c'entra il cielo, etc, etc...
Ma è importante, perchè è Gesù che ci ha lasciato queste parole affinchè imparassimo a pregare. Abbiamo già parlato di come pregare, riferendoci a Maria. Queste parole del Cristo ci dicono cosa chiedere. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, disponibile online, c'é una lunga sezione che commenta il Padre Nostro, a cui faccio riferimento a più riprese. Questi riferimenti sono preceduti da un numero, che indica l'articolo del catechismo da cui sono presi.

Padre...

L'espressione Dio-Padre non era mai stata rivelata a nessuno. Quando lo stesso Mosè chiese a Dio chi fosse, si sentì rispondere un altro nome. A noi questo nome è stato rivelato nel Figlio: questo nome, infatti, implica il nuovo nome di Padre [Tertulliano, De oratione, 3].
Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! (1Gv 3,1)

...nostro...
Il Signore ci insegna a pregare insieme per tutti i nostri fratelli. Infatti egli non dice Padre “mio” che sei nei cieli, ma Padre “nostro”, affinché la nostra preghiera salga, da un cuore solo, per tutto il Corpo della Chiesa [San Giovanni Crisostomo, Homilia in Matthaeum, 19, 4: PG 57, 278D].
Questa parolina mi ha preso molto, oggi, mentre pregavo. Forse perchè le mie preghiere sono così diverse da quest'impostazione alla prima persona plurale: chiedo per me, chiedo scusa per me, parlo per me, nella maggiornaza dei casi. Non bisogna pensare che fosse il contesto, ossia il fatto che in tanti lo ascoltavano, a obbligare Gesù a parlare in questi termini: non dice "noi" perchè si rivolge a un pubblico di "voi". Pochi versetti prima, infatti, alternava il tu e il voi durante la predicazione. Qui Gesù mi insegna e ci insegna a pregare al plurale, a cercare l'unità, ad abbattere i confini dell'ego. Se la preghiera è una lista di desideri che chiediamo siano esauditi, ebbene non chiediamolo per noi stessi e basta. Il culto di Dio passa attraverso i fratelli. Un culto di Dio privato semplicemente non esiste. È il culto di un idolo.

...che sei nei cieli...

2794 Questa espressione biblica non significa un luogo [“lo spazio”], bensì un modo di essere; non la lontananza di Dio ma la sua maestà. Il nostro Padre non è “altrove”: egli è “al di là di tutto” ciò che possiamo concepire della sua Santità.
Ben a ragione queste parole “Padre nostro che sei nei cieli” si intendono riferite al cuore dei giusti, dove Dio abita come nel suo tempio. Pertanto colui che prega desidererà che in lui prenda dimora colui che invoca [Sant'Agostino, De Sermone Domini in monte, 2, 5, 17: PL 34, 1277].

...sia santificato il tuo nome...
Secondo il Dizionario di Teologia Biblica, il concetto di "santo" è il contrario di "profano", con enfasi su questa separazione. Santo, insomma, è tutto quanto è puro, bello, giusto, amabile, contrapposto all'impurezza. Il nome di Dio è la sua presenza in mezzo agli uomini. Si parla di una manifestazione, si tratta quindi di chiedere al Signore di manifestarsi nella sua gloria. Il simpatico Ezechiele corrobora questa interpretazione:

Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le genti sapranno che io sono il Signore - parola del Signore Dio - quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi. (Ez 36,23)
La santità del Signore si rivela nella nostra vita, e quindi l'augurio che facciamo in qualche maniera ci investe in prima persona! Di fatto tutto il capitolo 17 di Giovanni, che riporta la preghiera di Gesù prima della cattura, alterna la glorificazione del Padre e quella del Figlio, in quanto le azioni di Gesù hanno dato gloria al Padre, e il Padre ha dato gloria a Gesù nei segni che gli ha consentito di compiere e gliene darà ancora nella Resurrezione. Quando perciò preghiamo è come se invitassimo Dio a glorificare il proprio nome. Messo da parte il nostro impegno nella testimonianza, che altro vuol dire "glorificare"? E che ci guadagna Dio a glorificarsi? Ma soprattutto, a noi cosa cambia?
Il concetto di gloria, in aramaico, pare sia legato al concetto di "peso". Gloria ha pertanto chi o cosa sia potente, ricco, influente o bello. Dar gloria a Dio vuol dire "dargli peso", metterlo al primo posto. Cristo ha dato gloria a Dio, perché per rivelarlo è giunto alla morte, e alla morte di croce. Dio glorifica sè stesso dinanzi agli uomini quando rende evidente la sua potenza, ad esempio nei miracoli legati a Mosè.
Insomma Dio, noi ti chiediamo di poterti vedere, di poterti conoscere, di vedere la tua grandezza coi nostri occhi! Ed è chiaro cosa cambia: chiunque vuol vedere il suo amato, e chiunque ne è rinfrancato.

...venga il tuo regno...

Be' oh, questo sembra facile... In realtà il Regno di Dio è una cosa così complicata che Matteo vi dedica ben 7 parabole, e Gesù torna spessissimo su di esso. Certamente è la vita nuova dopo il giudizio universale, certamente è l'Agape cristiana, l'amore reciproco vissuto in questa vita. Nella mia esperienza personale di preghiera, questa frase significa:"Vieni Signore, e prendi il timone di questa barca, governa tu, sii tu al primo posto."


...sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.

Considerate come Gesù Cristo ci insegni ad essere umili, mostrandoci che la nostra virtù non dipende soltanto dai nostri sforzi, ma anche dalla grazia di Dio. Egli comanda ad ogni fedele che prega, di farlo con respiro universale, cioè per tutta la terra. Egli, infatti, non dice “sia fatta la tua Volontà” in me o in voi, “ma in terra, su tutta la terra”; e ciò perché dalla terra sia eliminato l'errore e sulla terra regni la verità, sia distrutto il vizio, rifiorisca la virtù, e la terra non sia diversa dal cielo [San Giovanni Crisostomo, Homilia in Matthaeum, 19, 5: PG 57, 280B].
Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno. (Gv 6,40)
2826 E' mediante la preghiera che possiamo “discernere la Volontà di Dio” (Rm 12,2 ) [Ef 5,17 ] ed ottenere la costanza nel compierla [Eb 10,36 ].
Sia fatta nella Chiesa come nel Signore nostro Gesù Cristo [Sant'Agostino, De Sermone Domini in monte, 2, 6, 24: PL 34, 1279].

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
per il corpo e per lo spirito:

l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. (Dt 8,3)

e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
2840 Ora, ed è cosa tremenda, questo flusso di misericordia non può giungere al nostro cuore finché noi non abbiamo perdonato a chi ci ha offeso. L'Amore, come il Corpo di Cristo, è indivisibile: non possiamo amare Dio che non vediamo, se non amiamo il fratello, la sorella che vediamo [1Gv 4,20 ]. Nel rifiuto di perdonare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, il nostro cuore si chiude e la sua durezza lo rende impermeabile all'amore misericordioso del Padre; nella confessione del nostro peccato, il nostro cuore è aperto alla sua grazia.

...e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
O dal maligno, secondo la Bibbia di Gerusalemme. La traduzione è cambiata, perchè il verbo aramaico da cui sarebbe stata ottenuta la versione greca ha un significato permissivo, del tipo: non lasciare che cadiamo in tentazione.
Personalmente amo molto questo cambiamento, perchè nella tentazione non si ha la sensazione di essere tormentati da Dio, piuttosto si ha l'impressione di esserne abbandonati.


Padre nostro, che sei nella beatitudine celeste, che ti levi così alto di fronte agli uomini, così bello e grande, Dio, mio Signore,
fatti vedere in mezzo a noi e per mezzo nostro, affinchè tutti ti conoscano,
e tu possa regnare veramente in questo mondo e nel nostro cuore.
Allora, ciascuno amerà il prossimo suo come sè stesso,
con lo stesso amore con cui tu ami tuo Figlio, con lo stesso amore degli angeli del cielo, quella Carità che resta in eterno, quando i cieli e la terra sono passati.
Provvedi tu al nostro sostentamento materiale e spirituale, il necessario, senza fasto, ma non lasciare che alcuno ne sia privo;
perdona le nostre mancanze, e noi ci impegnamo a perdonare allo stesso modo le mancanze degli altri verso di noi, perché Signore, in te siamo così ricchi di amore, che possiamo perdonare tutto a tutti. Poiché tu ci hai amato per primo, continuamo ad amare, poiché tu per primo ci hai rivelato le nostre debolezze ai nostri occhi e le hai perdonate, noi pure perdoniamo.
Nel momento della sofferenza e della distanza, quando non teniamo piú fede a te e amiamo male, Signore, non ci abbandonare. Resta con noi e sii pronto a rialzarci dal fosso in cui siamo caduti, non lasciare che ci disperiamo, non lasciarci incattivire nella durezza del nostro egoismo. Non lasciarci nella schiavitù del peccato, ma amaci una volta ancora Signore, e donaci il tuo Spirito, perchè dove è il tuo Spirito è la libertà.
Amen

domenica 1 novembre 2009

Innamorarsi dell'Amore

Ultimamente ho visto un video satirico sulla Chiesa Cattolica nel quale si diceva, tra l'altro:"La Chiesa vende un prodotto del quale non si può provare la qualità, visto che lo ottieni solo quando sei morto: la vita eterna".
Forse è diffusa l'idea che il cristiano creda per salvarsi l'anima, e che quanto fa su questa terra venga non abbia ricompensa se non quella futura. Anche se forse oggi il tema della salvezza non fa audience come nei secoli passati, chissà se è poi vero che i cristiani vivono la vita in vista del premio finale. Oggi, Ognissanti, pare il giorno giusto per pensarci su :)
Cosa diceva Gesù in proposito?
Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».

Quest'ultimo versetto mi fa sempre tremare: il Verbo incarnato si ferma, fissa quest'uomo, lo ama e lo chiama. E poco prima dice che Dio solo è buono, affinchè si intenda che non l'uomo in carne ed ossa va lodato per i suoi insegnamenti, ma Dio, Dio solo. Per annunciare Dio, Gesù rinuncia anche alla sua rettitudine umana, che poteva ben essere lodata. E poi soffre umiliazioni fino a perdere la vita. La storia continua...

Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.

Mc 10, 17-21.28-30
Questo passo è per me decisivo, perchè quel "centuplo in terra" lo si vive davvero. Quando la Fede investe la tua vita, la cambia in meglio. Noi crediamo nel cielo, noi crediamo che esista un Amore assoluto, ineguagliabile, eterno, e questo amore lo riceviamo in questa vita. Il dono di Dio, diceva una volta un mio amico in una predicazione, è "un amore che dura oltre la morte", e sì, questo dono comincia proprio qui. I cristiani credono che esista il bello e il giusto, credono che sia possibile il cambiamento, non all'uomo ma a Dio, attraverso l'annuncio della Sua parola. Noi speriamo in un mondo migliore, adesso, in un amore migliore, oggi. E anche nella vita eterna nel futuro. Siamo gente di fede, idealisti, noi vogliamo essere perfetti come il padre nostro celeste. Noi crediamo nell'amore per sempre, ma altro che quello dei film!

Commenta così uno spunto del Verbum Dei italiano:

"Il grande dono di Dio per noi non è soltanto che possiamo credere che Lui esista, ma anche credere profondamente che esista in noi. Anzi, ancora più profondo: credere che Dio ci ha donato la Sua stessa vita. L’identità più profonda della nostra vita è che abbiamo la stessa vita di Dio, la Sua essenza, cioè, l’amore della Sua stessa qualità. A volte la nostra fragilità e i limiti che sperimentiamo ci fanno credere che è impossibile amare profondamente, che l’amore è un’illusione o soltanto una storiella. [...] Abbiamo bisogno di scoprire la capacità di amare con la quale Dio ci ha creati."

Insomma vogliamo tutto. L'amore, la felicità, adesso, e la vita eterna, domani. È una felicità particolare perchè passa attraverso la conversione personale e le persecuzioni, che Gesù promette con larghezza! Ma è così quando si ama: se vuoi servire il Signore preparati alla prova (Sir 2,1). Il nostro Dio è amore, e anche l'amore umano porta sofferenze, ma è ciò in cui sentiamo la vita. Essere cristiani è amare l'Amore, e volerlo più grande e più bello e più universale possibile.

Esiste questo grande amore? A guardare i cristiani nel complesso non si direbbe. Ma questo non risponde alla domanda:"esiste?", bensì: "è comune? È facile?". Guardiamo i santi. Che cosa ha guidato S. Giovanni nel deserto, cosa S. Francesco sul monte? E S. Agostino e S. Tommaso per cosa hanno dato tutta la vita? Per una dottrina sterile? Non così si capisce leggendo le "Confessioni". No. Hanno goduto di un amore e di una gioia impareggiabili, benchè a S. Giovanni abbiano tagliato la testa e S. Francesco abbia vissuto ogni genere di umiliazioni. Per fortuna che veneriamo i santi. Se non ci fossero i santi, tutti potrebbero dire che Gesù era un gran figo perchè era Figlio di Dio. Invece è proprio grazie alla presenza di questi uomini riconosciuti nella loro Fede che possiamo sperare anche per noi questa felicità.

In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.

Gv 5, 24

Ha la vita eterna, è presente, è giá nostra: e nella dottrina paolina questa vita eterna è donata col battesimo. Tanto che i battezzati sono chiamati "santi"! Ora, a quell'epoca ci si battezzava per lo più da adulti, e davvero il battesimo era gettare l'uomo vecchio e rinascere a nuova vita. La vita cambiava in modo evidente, radicale, al momento dell'ingresso nella comunità cristiana. Oggi si tratta di riscoprire il nostro battesimo, scavare nel cuore per trovare il seme di Dio. È complicato perchè più l'acqua si allontana dalla fonte, più si sporca. Ma noi possiamo tornare alla fonte, la Parola di Dio.

Signore, che cos'è allora la vita eterna?

«Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo»

(Gv 17, 3)

Io ho visto questa qualità di vita in atto in alcuni cristiani che ho incontrato. Perciò credo che la fonte di quell'amore sia Gesù Cristo, e che quello che egli ha detto secoli fa sia la Verità. Una Verità che i cristiani come popolo riflettono torbidamente, ma nei punti in cui il riflesso è puro traspare la grandezza di quell'amore che dura oltre la morte.

Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica. Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva.

Dt 30, 11.14-16

Padre, lasciami entrare in questo Amore! Come sono dolci i ricordi di quegli istanti in cui mi hai regalato una scintilla di questo amore eterno, splendido, luminoso... Chi può amare, se in primo luogo non è stato amato? E se tu ami, quando potrá mai esaurirsi questa riserva d'amore? Mai, perchè l'acqua che tu mi hai dato è divenuta in me sorgente che zampilla per la vita eterna. Col tempo la tua Parola mi ha ammorbidito e reso sensibile a quanto di me forse prima esprimevo meno volentieri: hai proprio fatto breccia nel mio cuore! Padre, ti sono grato dal profondo! Non lasciare che questa fede si dissolva nel mare del brutto, di un realismo gretto, in un crepuscolo di ideali... ma salva la Speranza, Padre, nel tuo popolo. Noi speriamo in te, anche se non ti vediamo. Abbi misericordia di noi.
Amen

domenica 18 ottobre 2009

83° Giornata Missionaria Mondiale: l'Annuncio

Oggi si celebra l'operato delle missioni in tutto il mondo e il mandato missionario di tutti i Cristiani.

Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

Mt 28, 19-20

Così dice Gesù ai suoi discepoli; ma prima ancora dei suoi discepoli, qualcun altro ha ricevuto l'annuncio della salvezza: si tratta di Maria.


Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.

Lc 1, 26-38

Tutto il passo è una meravigliosa storia di preghiera, la preghiera interiore e continua della Madonna. "Angelo" significa "Messaggero", e messaggio di Dio è per noi la sua Parola: la Madonna è in dialogo col Signore, che viene e ci cerca con Amore. Egli è con noi, è sempre dalla nostra parte:

Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?

Romani 8, 31s.

Ci pensate? Il Signore con noi! Con un esordio del genere possiamo restare gli stessi? Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi. (Gv 15, 6) Per cosa il Signore ci ha scelto e ricolmato di grazia? Cosa vuole da noi?

Ella rimase turbata

Proprio questo si domanda la Vergine: che cosa vuole da me? Come cambierà la mia vita? Che succederà? Maria però ha fede, e non fugge nè si butta faccia a terra come molti suoi predecessori dell'antico testamento. Maria, nella preghiera, parla con Dio. Ci riesce con naturalezza, perchè è umile. Mosè parlava con Dio faccia a faccia, come uno parla con un amico. (Es 33, 11) Mosè era un uomo assai umile, più di qualunque altro sulla faccia della terra. (Nm 12, 3)

Non temere

Espressioni come "non temere", "non aver paura" etc compaiono nella bibbia quasi 90 volte! Dio sa bene che abbiamo bisogno di essere rassicurati :)

Concepirai un figlio

Come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo, e non vi ritornano senza aver irrigato e fecondato la terra, così la Parola di Dio, quando trova albergo nel cuore dell'uomo, non resta senza frutto. Il frutto dell'ascolto della Parola è portare Dio in mezzo a noi (Emmanuel). Ognuno di noi può essere il veicolo di questa nascita, ognuno di noi porta Gesù nel mondo.

Come è possibile?

I commentari insistono sulla differenza tra questa domanda di Maria:"Come avverrà questo", tesa alla curiosità e alla meraviglia del semplice di fronte al miracolo, e quella di Zaccaria 15 versetti fa:"Come conoscerò questo? Sono vecchio..." etc = "Come faccio a fidarmi? Non è possibile!".
Maria ha più fede di Zaccaria. A lei l'angelo risponde, ma Zaccaria è reso muto.
Perchè Dio punisce Zaccaria? Non è abbastanza per il pover'uomo non aver fede a sufficienza? Merita anche una punizione? E in quali altri casi Dio fa una cosa del genere? In quello di Paolo, ad esempio, che diventa cieco.
I cristiani sono coloro che hanno visto Dio, benchè vagamente, come in uno specchio. Perciò abbiamo un mandato: i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!! Vedete? I doni di Dio vengono elargiti insieme alla chiamata a condividerli! La Fede è la fiducia che Dio attribuisce a noi nel ministero di fondare il suo Regno. Zaccaria deve stare muto, perchè se non ha fede è meglio per lui che non annunci la Parola di Dio. La cecità di Paolo concretizza dopo l'incontro con Cristo la cecità che egli ha avuto per Gesù prima, nel perseguitarlo, e il suo recuperare la vista corrisponde all'effetto della luce di Dio nella sua vita!

Eccomi

La parola che sigilla la storia della salvezza!
Pensiamoci: Maria in fondo cosa ha fatto? Dico, di speciale? Maria faceva la casalinga. Lavava i piatti, accudiva il bambino, preparava da mangiare. Nella bibbia non ha mai fatto un miracolo, la sua presenza è silenziosa.
Non dobbiamo pensare a Maria come una persona speciale: quando noi parliamo di una persona come se fosse speciale ne prendiamo le distanze. Come quando diciamo:"Io lavoro più o meno bene, certo non sono bravo come quello lì, vabbè ma quello è un genio". Questo lo diciamo come per giustificarci, per dire che siamo "normali". Ma dobbiamo essere perfetti come il padre nostro celeste! Se noi considerassimo Maria una specie di semidea ci allontaneremmo da lei, perchè sarebbe come affermare:"Quello che a lei era possibile non lo è a me". E di fatto una donna dice queste parole a Gesù: beato il seno che ti allattato. Gesù risponde che non per questo Maria é beata, bensì perché ha ascoltato e vissuto la Parola.
Maria è una di noi! È la speranza vivente che noi ci avviciniamo al Signore nel lavoro, nella vita quotidiana, in qualunque contesto. Scrive S. Agostino:"Se Dio avesse scelto un oratore, questi si vanterebbe di essere stato scelto per la sua eloquenza; se un principe, questi si vanterebbe di essere stato scelto per il suo potere. Ma Dio sceglie gli umili, perchè in essi si manifesti tutta la sua potenza".

Perchè non riusciamo a fidarci come ha fatto Maria?
Forse siamo molto legati ai nostri spazi. Di ciò che è mio non sono forse io il padrone? Come tollerare che Dio interferisca coi miei piani? Che farei se mi abbandonassi a Dio, e la sua volontà non coincidesse coi miei progetti? E allora io che programmo a fare la mia carriera? E se Dio mi mandasse per il mondo, come è toccato a S. Pietro? I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Vado a farmi crocifiggere a testa in giù al colosseo? Ma ti pare?? :)
Ecco, questi giudiziosi pensieri non ci avvicinano a Dio.
Ma abbiamo una madre nei cieli per assisterci contro l'egocentrismo: Maria. Si dice che ogni madre sia in grado di capire al volo i bisogni del bambino: solo la madre distingue un vagito "da fame" da uno "da pulizia" etc.
Ricordo che nell'estate del 2002 una mattina mi svegliai ripetendo una nenia nel dormiveglia. Era l'"Ave Maria", che avevo dimenticato da anni (lo ricordo perchè in precedenza avevo cercato di riportarla alla memoria senza successo). Questa grazia mi colpì particolarmente, specie perchè a Maria non ho mai fatto caso più di tanto. Voglio dire, il Dio che piace a me è grande e potente, e questa israelita che cosa avrà mai di grande e potente? Eppure nel tempo in cui si preparava la mia conversione, lei c'era.

Anche noi, come Giovanni, possiamo prendere Maria in casa nostra, e lasciare che ci insegni a pregare, ad affidarci al Signore, a essere umili, a essere poveri. E la mia preghiera è proprio questa: che mi renda povero e umile. Meno possiediamo, più grande sarà il nostro tesoro nei cieli.

Avvenga di me quello che hai detto

martedì 29 settembre 2009

Anniversario

Oggi 7 anni dalla conversione, cioè il giorno della mia prima confessione dopo molti anni di accanito ateismo.

I dettagli nei post futuri; per oggi:


Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore.
Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.
L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora.
Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

Sal 129



O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell'uomo perché te ne curi?
Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato.
O Signore, nostro Dio,

quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

Sal 8, 1-6.10



Come la cerva anela ai corsi d'acqua,
così l'anima mia anela a te, o Dio.
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio?
Di giorno il Signore mi dona la sua grazia,

di notte per lui innalzo il mio canto:
la mia preghiera al Dio vivente.
Perché ti rattristi, anima mia,
perché su di me gemi?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

Sal 41, 2-3.9.12

domenica 27 settembre 2009

Banane, idoli e buona novella

Poiché dunque non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull'Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l'immagine scolpita di qualche idolo.

Perché, alzando gli occhi al cielo e vedendo il sole, la luna, le stelle, tutto l'esercito del cielo, tu non sia trascinato a prostrarti davanti a quelle cose e a servirle; cose che il Signore tuo Dio ha abbandonato in sorte a tutti i popoli che sono sotto tutti i cieli. Voi invece, il Signore vi ha presi, vi ha fatti uscire dal crogiuolo di ferro, dall'Egitto, perché foste un popolo che gli appartenesse, come oggi difatti siete. (Dt 4, 15-16.19-20)

Qualche volta mi diverto a immaginare come si insultavano tra di loro gli ebrei di 2500 anni fa, ma se pure ci fossero studi in proposito, la mia curiositá non sarebbe sufficiente perché mi impegni a cercarli :) Secondo me in ogni caso un tema a cui dovevano essere sensibili è quello dell'idolatria, che percorre tutto l'AT. "Idolatra!" doveva essere un insulto pesante, perchè nella religione questo popolo trovava la sua identità. Proprio gli Ebrei erano i privilegiati, coloro che avevano conosciuto il vero Dio, non erano come gli altri popoli che rendevano culto alle statue. Qui Dio non se la prende con gli egiziani perchè veneravano Amon-Ra, se la prende con quelli che lo hanno incontrato e che preferiscono una statua di pietra all'incontro con il Signore - come Esaù, che rifiuta la primogenitura per un piatto di lenticchie. In tutto il NT Gesù se la prenderà invece coi farisei, gente che a prima vista non pensa ad altro che a Dio.

Ma il tema non é cambiato: si tratta di barattare Dio per qualcos'altro. Cose belle e grandi, che fanno parte della comune esperienza umana: la luna e le stelle, i prodotti della creazione, un buon lavoro, il denaro, una bella donna, una famiglia felice. Cose che vengono da Dio, cose belle e buone, ma che non sono Dio. E nel caso dei farisei? I farisei hanno barattato la salvezza di Dio con un insieme di regole: Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia (Gal 5, 4). Con le parole di Giovanni Paolo II: "Il vero dramma dei cristiani che amano definirsi moderni è il tentativo di correggere lo stupore dell'evento di Cristo con delle regole."

Più profondamente, si tratta di rendere culto non a Dio, ma a una immagine di Dio che noi ci siamo costruiti. Per gli idolatri era una statuetta, per i farisei la compiacenza con le regole, oggi può essere un'ideologia politica, un ideale di famiglia o di vita. Un Dio così non cambia niente. Ci permette di fare la nostra vita tranquilla, senza scossoni, senza sorprese. È un Dio ansiolitico, modellato a nostra immagine e somiglianza, un Dio tascabile, fatto da noi, il Dio di Feuerbach insomma, che quello vero non ha avuto fortuna di conoscerlo.

Se insomma un abile legnaiuolo, segato un albero maneggevole, ne raschia con diligenza tutta la scorza e, lavorando con abilità conveniente, ne forma un utensile per gli usi della vita; raccolti poi gli avanzi del suo lavoro, li consuma per prepararsi il cibo e si sazia. Quanto avanza ancora, buono proprio a nulla, legno distorto e pieno di nodi, lo prende e lo scolpisce per occupare il tempo libero; senza impegno, per diletto, gli dà una forma, lo fa simile a un'immagine umana.

Eppure quando prega per i suoi beni, per le sue nozze e per i figli, non si vergogna di parlare a quell'oggetto inanimato; per la sua salute invoca un essere debole, per la sua vita prega un morto: per un aiuto supplica un essere inetto, per il suo viaggio chi non può neppure camminare; per acquisti, lavoro e successo negli affari,chiede abilità ad uno che è il più inabile di mani. (Sap 13, 11-13.17-19)

La buona novella è che Dio vive, è Amore e che ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perchè chi crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna! Oh: mica noccioline!

Insomma, un vero scoop. Dio ci ama. Dio ci cerca. La nostra vita può cambiare. Esiste davvero la speranza di un mondo migliore. È a portata di tutti e non si paga. Se siete poveri, tanto meglio. Se avete di che lamentarvi, siete i benvenuti! Se siete deboli, se non sapete farvi valere, se non avete nulla da dare, se siete stronzi, brutti e cattivi, peccatori e criminali, bastardi e figli di puttana, bene, siete venuti dalla persona giusta: Gesù non é venuto per i giusti ma per i peccatori! Una notiziona che non lascia indifferenti, una cosa diversa dal mondo che abbiamo davanti agli occhi, una cosa nuova.

Un Dio che non ti cambia la vita non è Dio: "Convertitevi e credete al vangelo", esordisce Gesù quando comincia a girare per la Galilea giustappunto per annunciare questa notizia! Lasciatevi trasformare da Dio! (Rm 12, 2). Questo Dio non é nelle nostre mani, siamo noi nelle sue. Non siamo noi a plasmarlo, ma egli ci plasma a sua immagine:

Sì, Dio ha creato l'uomo per l'immortalità; lo fece a immagine della propria natura. (Sap 2,23)

Non c'è un pezzo di legno degno di rivestire l'immagine di Dio, ma solo l'uomo. Perciò il Padre é rivelato da Gesù: perchè il Padre ama l'uomo, ciascuno, te, me, noi, fino a unirsi carnalmente a lui. La natura di Dio é un amore che dura oltre la morte, un amore fedele, caldo, che mira alla perfezione. Provate.

Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia. (Sal 33, 9)

Quando parliamo di Dio, lo descriviamo sempre un po' come piace a noi: qualcuno lo vuole potente e terribile, qualcuno tranquillo e pacifico, qualcuno un po' repubblicano, qualcuno progressista. Ciascuno lo taglia qua e là a modo suo per farcelo entrare a ogni costo nel proprio altarino; lo stesso per la Parola. Alcuni sono annoiati dal trovare nella Bibbia: vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri; altri non possono sopportare: le donne stiano sottomesse ai mariti; per altri è uno scandalo: quello che Dio ha unito l'uomo non separi.

Pensate sia un fenomeno nuovo?

E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. (1Cor 1, 22-24)

La Parola di Dio perde tutta la sua efficacia, se viene incatenata e ne facciamo lo strumento per dire quel che piace a noi. Perciò di queste mutilazioni siamo già avvertiti dalla Scrittura stessa:

Queste parole pronunciò il Signore, parlando a tutta la vostra assemblea, sul monte, dal fuoco, dalla nube e dall'oscurità, con voce poderosa, e non aggiunse altro. (Dt 5, 22)

Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. (Mt 5, 17-19)

Ugualmente, non siamo capaci di accogliere Dio se lo costringiamo in una gabbia e non lo lasciamo operare nella nostra vita. Pensate ai discepoli di Emmaus. Gesù era stato crocifisso e questi due, che lo avevano seguito, si allontanavano sconfortati da Gerusalemme discutendo tra loro. Ci hanno creduto fino in fondo, e hanno visto il loro eroe crocifisso. Si aspettavano, chissà, di essere liberati dai Romani, o qualche grande miracolo. Hanno camminato con Gesù, lo hanno ascoltato. Gli hanno dato il loro cuore. Ci hanno creduto sul serio.

Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. (Lc 24, 15-16)

Quando uno non vede qualcosa di evidente, da noi si dice:"Tieni le banane davanti agli occhi?" :D Ora queste banane spirituali sono proprio le immagini che noi ci costruiamo di Dio. Per questi due la crocifissione di Gesù era la morte di quel Signore degli eserciti che doveva salvare Israele.

Non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente, accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore. (Ef 4, 17-18)

Nei nostri si risveglia l'amore di Dio (cioé l'amore che Dio ha dato loro) alla predicazione delle scritture da parte di Gesù:

E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme. (Lc 24, 27-33)

Perciò é necessario tornare alla scrittura, e tornarci e tornarci, cercarla e testimoniarla, perchè possiamo confrontare sempre il nostro dio con il Dio che ci amati, ci ha cercati, ci ha scaldato il cuore, ci ha insegnato la Verità, mostrato la Via, dato la Vita. Il Signore non vede l'ora di parlarci, e siccome ama fare le cose in grande, lo ha fatto con una lettera lunga migliaia di pagine, la Bibbia, che in sintesi dice: Dio ci ha cercato, ci ha desiderato, ci ha amato. Nella sofferenza ci siamo sentiti lontani, ma egli camminava con noi. Siamo il suo popolo, i suoi figli prediletti, ci conosce e ci capisce.

È un amore che salva, un amore che cambia, un incontro che, quando é autentico, lascia una nostalgia e una sete inestinguibile. E la buona notizia é che Dio ci ama oggi, ci amerà domani, come ci ha amato, e noi lo incontreremo ancora, e ancora ci arderà il cuore.

Oggi ardeva il mio cuore, Signore, e ti voglio ringranziare. Sei l'unico che mi ama fino a questo punto, sei l'unico che calma la mia sete, e a te sempre voglio tornare. Mi allontano sempre, ma torno, Signore, perchè sei dolce come la voce della madre per il neonato, sei l'innamorato che non é mai sazio. Con te é sempre come il primo giorno, e il tempo non affievolisce la tua passione. A te, Padre, Madre, Fratello, il mio amore con tutto il cuore, la mente e le forze.

domenica 20 settembre 2009

L'indipendenza da Dio é la "ricchezza" per eccellenza

Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». (Mt 19,24)

E che ha fatto uno di male per nascere ricco? Forse non é solo una questione di soldi, ma di successo: economico, sociale o professionale. In questo senso é "ricchezza" tutto ciò su cui noi facciamo affidamento al posto di Dio. Ciò che usiamo per consolarci nei momenti di tristezza al posto dell'amore di Dio, ciò che usiamo per vantarci invece di essere umili... e nessuno può servire due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire Dio e la ricchezza. (Mt 6, 24)

In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. (Mt 11,25)

Ma perché il buon Dio ha voluto nascondere queste cose ai sapienti e agli intelligenti? Che si fa di male a cercare il sapere? - domandavo in preghiera. Che ci fa allora tutto il libro della Sapienza nella Bibbia?
Nel Siracide l'autore distingue tra una intelligenza che conduce alla Sapienza e un'astuzia che allontana da Dio. Guardandomi intorno, qui nell'università, ho la sensazione che non si cerchi il sapere, ma la "gloria"! "La vanitá é l'oppiaceo naturale", dice Satana nell'"Avvocato del diavolo".

È un fardello, essere ricchi di sostanze, di talenti o di sapere. Non é "colpa" del ricco o dell'intelligente. Gli intelligenti e i dotti non hanno merito per esserlo, hanno avuto in dono da Dio questa occasione. Chi é ricco, tranne casi rarissimi, é tale perché la sua famiglia ha accumulato ricchezze, oppure per essere dotato di un eccezionale talento naturale, fisico, sportivo, etc. Anche chi é intelligente rientra in questa categoria di fortunati, e chi ha studiato lo ha fatto cogliendo una possibilitá che non dipendeva da lui. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro (Gv 4, 37). Ció che l'uomo PUÒ fare é mettere a frutto questi doni per il giusto fine: amare Dio con tutto il cuore, tutta la mente e tutte le forze, e il prossimo come sé stessi.
Le "sostanze" non destinate a questo vanno disperse nella storia della salvezza, perché resta solo la caritá, cioé: quanto abbiamo amato.

Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. (Lc 11,23)

Distaccarsi da quel che si ha é questione di Fede. Viene dunque spontaneo chiedere al Signore: "Dammi piú fede!"
Ma perché il Signore non la dá a tutti e basta, cosí che il mondo vada meglio?
Quando ero un ragazzino ricordo che mia madre era particolarmente avara nel darmi del denaro. Ho sempre pensato che fosse perché, semplicemente, non ne aveva! Fino a quando, verso i 19 anni, ha cominciato a essere piú prodiga. Non mi chiedeva conto di come lo spendessi, e mi era concesso piú di prima. Quello che mia madre mi dava era proporzionato alla fiducia che io suscitavo in lei, al senso di responsabilitá che avevo maturato.
Lo stesso processo educativo credo lo abbia il Padre con noi. È giusto chiedere piú fede, ma altrettanto lo é nel frattempo adoperarsi per essere responsabili verso il Signore. Ci vuole una certa maturità. Per esempio, chi ha avuto molta esperienza di Dio nei momenti grigi, in cui non sente piú alcuna emozione, può abbattersi moltissimo. Gesù dice: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso (Gv 16, 12). Eppure si tratta di rivelazione di Dio! Gli ebrei credevano che chi guardasse Dio in viso sarebbe morto: perciò Egli si nascondeva. A volte, quando si prega, la Parola di Dio é causa di sconforto, di scandalo, di paura. Una donna dopo uno spunto mi disse:"Io non leggo la Bibbia, perchè mi fa paura." Ci vuole pazienza, umiltá e costanza. Bisogna accettare che non é possibile accogliere Dio tutto in una volta, ci saranno sempre cose che non capiremo o con le quali non saremo d'accordo. Allora preghiamoci su ancora di più, con pazienza. Forse fra alcuni anni Dio ci lascerà comprendere quei passi che non riusciamo a spiegarci, o quell'interpretazione della Chiesa che non condividiamo.

Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore in modo da poterlo dirigere? Ora, noi abbiamo il pensiero di Cristo. (1Cor 2,16)

Occhio quindi ad adattare la Parola di Dio alle nostre esigenze intellettuali. Pazienza, pazienza.

Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; (1Cor 3,18)

Io penso che sarebbe meglio per noi smetterla di valutare il prossimo in ragione del successo, cosa che facciamo automaticamente. Naturalmente tutti gli sforzi umani meritano stima: ma é bene, per noi, cercare di apprezzare gli sforzi spirituali e di imparare da coloro che primeggiano nell'arte di essere gli ultimi.

Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio! (Rm 8,28)

Concretamente, per noi, questo significa che possiamo trovare umiliante o fastidioso vestire peggio degli altri, essere piú ciucci, avere solo una donna nella vita. Ma noi cerchiamo il Regno, e godremo di una felicitá unica.

Signore, vorrei affidarti le mie scelte e la mia vita. Mi riesce difficile abbandonare il timone, ma sono paziente e confido nella tua parola, per non restare deluso. Tu hai promesso lo spirito a coloro che lo chiedono; te lo chiedo, Padre, sia fatta la tua volontà. Ti cerco al di lá della tristezza, al di lá del successo. Sebbene tra i fallimenti e le cadute, torno a te, Signore, per ascoltare ancora la tua voce. Sebbene la vanitá monti continuamente, ti chiedo ancora di insegnarmi a essere mite e umile di cuore. Signore, non voglio arrendermi alla mia volontá di carne e sangue, non voglio accontentarmi di un cuore di pietra, non voglio essere solo tuo servo, ma tuo amico, tuo figlio. Signore, perdona la superbia, anche quando questa si annida nella preghiera. Sii misericordioso, dona al tuo popolo più Fede, donaci più esperienza di te. Dacci coraggio, dacci la gioia che ci rende testimoni trasparenti del tuo amore. Non restare nascosto troppo a lungo Signore. Torna presto, Signore.
Amen

domenica 13 settembre 2009

La Samaria

Quello di oggi é un brano importante per me, perché oggetto della predicazione che mi ha portato alla conversione. È tratto dal capitolo 4 di Giovanni:

Quando il Signore venne a sapere che i farisei avevan sentito dire: Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni - sebbene non fosse Gesù in persona che battezzava, ma i suoi discepoli -, lasciò la Giudea e si diresse di nuovo verso la Galilea. Doveva perciò attraversare la Samaria.

Antefatto: nel capitolo 2 Gesú si trovava a Cana, in Galilea (nel Nord, insomma, della Palestina; Nazareth non é lontano da Cana), dove era ospite alle nozze, giustamente, di Cana :) Poi va a Gerusalemme, in Giudea. Tra la Giudea e la Galilea si trovava la Samaria. Perció "doveva attraversare la Samaria" deriva da un fatto logistico. Non é menzionato, comunque, un passaggio dalla Samaria all'andata.

Su Lc 9, 53 La Bibbia di Gerusalemme commenta che di solito si evitava di attraversare la Samaria passandovi a est, lungo la valle del Giordano; perció questa necessità é da un lato ancorata al cammino da percorrere, dall'altro alle esigenze della missione di Gesù.

Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno.

Nella predicazione di Teresa, lei diceva su questo passo:"Com'è bello osservare l'umanità di Cristo e la storicità della narrazione evangelica. L'ora é menzionata perché Gesù passa nella nostra vita in un momento concreto, attuale: non é una teoria!"

Gesù é in cammino verso l'obbiettivo, la Galilea. Attraversa un territorio straniero, é stanco, é l'ora piú calda del giorno. In Mt 10,5, quando manda i suoi dicepoli, dice loro di evitare la Samaria e dedicarsi alle pecore perdute di Israele. Magari una missione nella Samaria non era nei suoi piani. Non dobbiamo pensare che Gesù sia "nato imparato": in tutti i vangeli Egli passa un mucchio di tempo a pregare, nel vangelo di Giovanni fa sempre riferimento a ciò che il Padre gli ha detto: la missione di Gesù, come anche quella dei santi, si svelava di giorno in giorno ai suoi stessi occhi. Gesù é vicinissimo a noi, in quanto ha preso tutti i nostri limiti; ma in quanto Dio non si allontana mai dalla comunione col Padre e rimane nel suo amore, resta sensibilissimo alla voce dello spirito, che soffia dove vuole: non si sa donde venga nè dove vada.

Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi.


Gesù non poteva bere da sè perchè non aveva un secchio: così accade anche nella vita di ciascun cristiano: nel commentare Gv 19,28 "Ho sete", il fondatore del Verbum Dei Padre Jaime Bonnet condivide la sua esperienza di dialogo con Cristo crocifisso: "Non ho piedi per camminare, mi presterai i tuoi? Non ho una bocca per parlare, annuncerai la mia parola?"

Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani.

La Samaritana mantiene le distanze: apparteniamo a popoli diversi, che si odiano, non abbiamo nulla a che spartire! I Giudei detestavano i Samaritani e ne spiegavano l'origine (2Re 17, 24-41) con l'immigrazione forzata in Palestina di cinque popolazioni pagane. Questi popoli non avevano mai completamente abbandonato i loro dei primitivi e avevano inglobato il culto jahvista nella loro religione. Si tratta, in breve, di una popolazione scismatica. Per i Giudei i Samaritani erano gli infedeli. Anche i Samaritani non erano dolci di sale: ad esempio in Lc 9, 52-55 scacciano i discepoli da un villaggio.

Gesù ha superato, insomma, il modo di fare comune. Un qualunque giudeo non si sarebbe rivolto a questa donna; Egli va oltre le convenzioni sociali. Cerca, dietro la Samaritana, la donna, e le annuncia la buona novella. Quello che mi incanta é che Gesù non si è seduto sul pozzo ad aspettare la Samaritana, nè è venuto in Samaria per annunciare il vangelo: anzi questo probabilmente non era affatto nei suoi piani, come rivelato da altri passi del vangelo (es. Mt 10, 5). Ma lì si trova, lascia perdere la sete, e annuncia il Regno di Dio:

Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?».

"Se tu conoscessi il dono di Dio..." era il titolo di quella predicazione che ho ricevuto quand'ero ancora ateo. Un titolo che parlava alla mia sete di conoscenza, di vita, alla mia curiosità. Anche Gesù sta parlando a un'infedele. Si avvale dell'acqua come simbolo per la Parola di Dio (Is 55, 10-11 che dà il titolo al blog), ma la Samaritana non capisce: é ferma a un discorso superficiale, benché interessata a parlare con questo straniero.

Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».

Quando ha catturato il nostro cuore, la Parola di Dio si trasmette per conseguenza agli altri, e la nostra stessa vita, la nostra stessa parola, diventano annuncio! Le parole della bocca dell'uomo sono acqua profonda,
la fonte della sapienza è un torrente che straripa (Pr 18,4).
Qui la Samaritana in qualche modo crede: vuole accettare il dono di Dio, ma non ha capito bene di cosa si tratti. Pensa a qualcosa di prodigioso, di straordinario. Il dono di Dio non é un angelo che entra in casa a dirci parole gentili, non sono luci colorate e cose simili. Il dono di Dio é lo Spirito, una nuova dimensione della vita, un modo nuovo di vivere. Il dono di Dio va al dunque della nostra esistenza:

Le disse: «Va' a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».

Sulla replica di lei, la Tabor commenta che al momento in cui Gesù le chiede conto della sua vita, lei sposta il discorso sulla religione. Io trovo più adeguato il commento della Gerusalemme, che rileva come la stessa parola, baal, significhi sia Dio che marito. Ci sarebbe quindi un gioco di parole che si riferisce ai cinque dèi adorati dai Samaritani: Gesù sta convertendo la Samaria, non la Samaritana. Di fatto il discorso va ora nella direzione in cui Gesù lo sta portando, e non sulla vita della Samaritana, che finalmente capisce di cosa stanno parlando e oppone le ragioni dello scisma: voi Giudei dite che bisogna adorare Dio a Gerusalemme, accentratori che non siete altro, noi abbiamo reso il nostro culto su questo monte. Mi fa pensare allo scisma protestante in ambito cristiano.


Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».

Essere Giudei non concede privilegi, se non quello della conoscenza pregressa di Dio. Allo stesso modo, sono fortunati coloro che sono cresciuti in una famiglia cristiana, perchè hanno ricevuto per primi l'annuncio di Dio; ma Gesù dice:"Queste sono distinzioni umane: Dio va al profondo, allo spirito, alla verità, e adorarlo prescinde da queste considerazioni". La tradizione giudaica - o l'educazione cristiana - é un dono, non un privilegio.

Di fatto parliamo un sacco di Dio. Molto meno parliamo CON Dio. Ma è intorno a ciò che ruota la fede. È inutile, se non dannoso, star lì a discettare di articoli di culto, se non abbiamo anzitutto una intensa vita di preghiera. Non si impara nulla su Dio studiandolo sui libri: se anche leggessimo la bibbia da cima a fondo e conoscessimo tutti i commenti, senza pregare resteremmo all'oscuro di Dio. La fede è un'esperienza, ancorchè non condotta coi sensi. "Sappiamo solo ciò che preghiamo".

Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: «Che desideri?», o: «Perché parli con lei?». La donna intanto lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?». Uscirono allora dalla città e andavano da lui.

Gesù é venuto a portare l'annuncio in Samaria, non a una singola donna. Ma sta alla donna testimoniare la venuta di Gesù.

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose: «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Non dite voi: Ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. Qui infatti si realizza il detto: uno semina e uno miete. Io vi ho mandati a mietere ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete subentrati nel loro lavoro».

Guardate come si dispiega il disegno di Dio, istante per istante. Gesù ha mandato i suoi discepoli a prendere da mangiare, mentre Egli è rimasto presso il pozzo a riposare, forse a pregare. Per caso incontra una donna, le si rivolge perchè ha sete, ma inevitabilmente finisce per annunciare Dio. Alla fin fine non ha bevuto, i discepoli tornano e neppure mangia. Non c'é che dire: ha cambiato idea. Dopo l'incontro con la Samaritana cambia piano. Gesù forse sta pregando, forse riflette su quanto é successo, mentre una folla di Samaritani sta per arrivare. Dovrà dir loro qualcosa, e domanda al Padre cosa. Capisce o almeno dice, che é giunto il momento di annunciare Dio ai non giudei. E questo, mentre si dirigeva in Galilea per compiere la sua missione!

Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna che dichiarava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e dicevano alla donna: «Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Quando annunciamo il Regno di Dio, il fine non sono le nostre parole, ma l'incontro dell'ascoltatore con Dio. Solo Dio converte.

Quando ho ascoltato questo brano per la prima volta, io ero quella Samaritana che non conosceva il dono di Dio, quella terra straniera e infedele in cui Cristo, in quel giorno, a quell'ora, passava.
A tutti capita prima o poi di attraversare una Samaria. Può essere un momento di dolore, o una tappa in un processo che abbiamo bene in mente, come é capitato a Gesù. In queste circostanze, Gesù non ha vissuto nel futuro, ha vissuto il presente. Il presente é un tesoro irrinunciabile. Bisogna che amiamo Dio adesso, che lo annunciamo adesso, ovunque ci troviamo, bisogna che restiamo in ascolto, per capire quando Dio ci dice che i suoi piani sono diversi dai nostri. Nessuno compirà al posto nostro la nostra vocazione.

Signore, io mi trovo in questo momento in una Samaria, una terra straniera, ho sete e sono stanco. Dovevo passare per questa Samaria, perchè si compisse la tua volontà. Ma per farlo, é necessario che ti ascolti, che non mi distragga, che non perda l'opportunità straordinaria di amare adesso, oggi, nelle circostanze in cui mi trovo. Nella solitudine e nel viaggio. Lo dicevamo anni fa: il viaggio conta piú della meta. Signore, cammina con me in questo viaggio; anzi, se non sei con me non farmi salire di qui. Ovunque vada tu mi hai preceduto, come una nube di fuoco: voglio seguirti, Signore, dove la tua volontà mi porterà. Ti ringrazio per la Parola annunciatami quel giorno, che risuona sempre piú forte: Se tu conoscessi il dono di Dio...