venerdì 5 marzo 2010

Lavorare per il Bene

«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».
Mt 20, 1-16

È il padrone a uscire nella vigna e a cercarli, dá loro un lavoro e una ricompensa; alla fine della giornata dispone del suo come vuole, ma i primi si lamentano, implicitamente affermando:"Siamo piú fessi degli altri noi? Potevamo stare anche noi con le mani in mano!", e osservano con particolare risentimento ció che hanno subito per servire il Signore.
Anche qui, come nel figlio maggiore della parabola del padre misericordioso, si tratta di gerarchie umane, di voler di più, di voler essere più bravi degli altri. La conquista del paradiso a costo del sacrificio! Una cosa che molto ha di umano e poco di divino.
Non vedono, cioé, che loro hanno beneficiato di una giornata produttiva - Gv 15,5 Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla - ed é lí il surplus della ricompensa. Nella mia limitata esperienza, ho avuto un periodo, dopo la laurea, nel quale non facevo niente se non mandare curricula rigorosamente durante le ore notturne. È stato brutto stare senza far nulla, sentivo l'inutilitá schiacciarmi minuto per minuto, e non é un caso che fossi sempre fuori e mi rintanassi nelle ore notturne per le mie attivitá. Non é certo un grande spasso, quello degli operai ritardatari! Noi abbiamo avuto il privilegio e la fortuna di avere il Signore vicino, a portata di mano. Così era in particolare per gli israeliti: non bisogna dimenticare che Gesù parla al popolo eletto, che si considerava superiore a quello dei Gentili. Sono gli israeliti quelli che lavorano dalla prima ora. Ma Gesù viene per estendere l'annuncio anche al resto del mondo. E chi Lo ascolterà sarà salvato nè più nè meno degli ebrei. Mi anche colpito questa strana frase: "Sei invidioso [il tuo occhio é cattivo] perché sono buono?" Che vorrebbe dire? Sembra che l'operaio invidi il padrone perché egli non é buono altrettanto. Ma davvero la gente desidera essere buona e invidia coloro che sono buoni? Questi operai pensano che il Signore non giudichi rettamente. Il loro sentimento umano di giustizia è offeso, perché chi dà di più deve avere di più, nel loro sistema. Proprio come il figlio maggiore: una giustizia fatta a scale, in cui si vince e si perde. La giustizia che noi applichiamo alla competizione per i posti di lavoro. Ma la giustizia divina è davvero simile a questa nostra giustizia? Prima di cercare la risposta, osserviamo che nei versetti seguenti del brano di Matteo, Gesù puntualizza che è necessario servirsi gli uni gli altri; prendiamo questi diversi elementi e indaghiamo un po'!

Di' loro: Com'è vero ch'io vivo - oracolo del Signore Dio - io non godo della morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva. Convertitevi dalla vostra condotta perversa! Perché volete perire, o Israeliti? Figlio dell'uomo, di' ancora ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e l'empio non cade per la sua iniquità se desiste dall'iniquità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca.
Ez 33, 11s.

Qui Dio contraddice non una, ma due volte la giustizia umana!
Voi che ne dite? Chiamate l'imbianchino a casa, quello viene alle 8 del mattino. Alle 12 ha fatto solo una parete, e quando se ne va ha finito una stanza, ma voi volevate tutta la casa! Che fate? Ne chiamate un altro! Quello non è buono!
Quello del giorno dopo viene alle 8, finisce tutto il lavoro alle 14 e poi si mette a bere e ruttare. Che ne pensate? Penserete:"Non è un gentiluomo, ma il suo mestiere lo sa fare!"
Ma il Signore ragiona diversamente: il Signore si accontenta che il primo operaio almeno a un certo punto si convinca a lavorare, e del risultato non gli importa; il secondo operaio invece lo rimprovera perché ha smesso di lavorare.
Perché al Signore non importa il prodotto finale della nostra vita, come se noi dovessimo fare a lui un servizio: il Signore non ricava nulla dal nostro fare il bene!
Ma insomma, perché il buon lavoratore deve essere penalizzato? Cioè, se io vivo abbastanza bene, alla fine vado in paradiso, no?


Se io dico al giusto: Vivrai, ed egli, confidando sulla sua giustizia commette l'iniquità, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nella malvagità che egli ha commesso. Se dico all'empio: Morirai, ed egli desiste dalla sua iniquità e compie ciò che è retto e giusto, rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato, osserva le leggi della vita, senza commettere il male, egli vivrà e non morirà; nessuno dei peccati che ha commessi sarà più ricordato: egli ha praticato ciò che è retto e giusto e certamente vivrà. Eppure, i figli del tuo popolo vanno dicendo: Il modo di agire del Signore non è retto. È invece il loro modo di agire che non è retto!
Ez 33, 13-17

Visto? Già al tempo di Ezechiele emergeva questa differenza tra la giustizia di Dio e quella umana. L'argomento è cristallino: quelli accusano me, dice il Signore, quando il problema stesso si pone solo per il fatto che il giusto a un certo punto debba smettere e cominciare a fare il male.

Questo modo di ragionare del Signore è più simile a quello di un insegnante.
Se assegniamo un esercizio a un ragazzo, non è che a noi cambia niente averlo risolto oppure no. L'esercizio serve a lui per imparare. Che lo risolva in un quarto d'ora o in due ore, a noi importa solo che alla fine abbia capito come si svolge.
Perché a noi sta a cuore la formazione del ragazzo, non una produttività dell'esercizio.
A Dio importa che noi impariamo ad amare. Non è che siccome io mia moglie l'ho trattata bene fino a ieri oggi la prendo a schiaffi! Il risultato che Dio vuol ottenere somiglia a queste due cose, che in ultimo coincidono: l'amore e la vita. Mica per aver mangiato a sufficienza in passato oggi smettiamo di mangiare. Bisogna alimentarla la vita, pure quella eterna!


Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
Mt 5, 20-24

Ecco di nuovo il discorso giustizia umana/divina. Gesù aggiunge un fatto: bisogna andar dietro al fratello, dargli occasione di diventare giusto. Anche qui Gesù completa la predicazione di Ezechiele:


Se io dico all'empio: Empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l'empio dalla sua condotta, egli, l'empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu avrai ammonito l'empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai salvo.

Ez 33, 8s

Caino diceva di non essere il custode di suo fratello, è invece è proprio così! È bello che il Signore abbia detto: "se tuo fratello ha qualcosa contro di te". Non perchè noi abbiamo qualcosa contro il fratello. Se un altro ce l'ha con noi, siamo noi a doverlo cercare. Perché noi VOGLIAMO IL BENE!

Signore mio,
quest'oggi mi sono lasciato sorprendere dalla tua parola. Avevo iniziato a pregare con diffidenza, non che mi andasse tanto. Ma quanta è bella la tua Parola! È una fonte di gioia continua, senza posa.
Signore, quest'oggi ho scoperto che tu non vai in cerca di un risultato, come se noi dovessimo compiere un lavoro per te, in base al quale ci premi. È diverso da quanto accade per gli articoli scientifici. Cioè non è che noi facciamo un servizio a te a fare il bene: facciamo un servizio a noi. Questo servizio, fatto per te, ti mette in luce, questo sì, dà gloria al tuo nome. Ma non è per un risultato. Non c'è una soglia, un "abbastanza" da raggiungere: conta la ricerca!
Ma questo Signore, è proprio quello che io vorrei dal mio lavoro: farlo per me, per il piacere della ricerca, senza la pressione del produrre: ma allora tu mi vuoi felice per davvero! Quanta commozione ho provato nell'udire: "ma perchè vuoi morire, Isarele"? Ma insomma, perché non vogliamo fare il bene? Ma in fondo che ci costa? Non é per noi un guadagno, fare il bene? E non lo è per ciascuno? Perciò dobbiamo pure annunciarlo!
Signore, sono stravolto da questa scoperta. Perché é una cosa che non si ferma mai, é il respiro dell'infinito! Ma veramente attendo la tua parola come le sentinelle l'aurora! Cosa mi dirai domani? Come ancora cambierai la mia vita? E perché mi decido sempre tardi a prestarti orecchio? Ma in te, Signore, è la misericordia. Redimi la mia vita, oggi, nel presente, prepara la mia ricerca di domani. Quanto mi appassiona la tua Parola, Signore!
Ti ringrazio tanto per aver colpito la mia aridità con questo zampillo d'acqua pulita! Sei troppo bello!
Ti rivolgo le parole di questo bel salmo:

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi potrà sussistere?
Ma presso di te è il perdono:
e avremo il tuo timore.
Io spero nel Signore,
l'anima mia spera nella sua parola.
L'anima mia attende il Signore
più che le sentinelle l'aurora.
Israele attenda il Signore,
perché presso il Signore è la misericordia
e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.


Sal 129


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